Si tratta di una rivista trimestrale, fondata da Fausto Bertinotti, che è arrivata già al suo numero 71. 
Rivista corposa, ogni volta di 200-250 pagine, il cui abbonamento ordinario annuo è di 40 Euro, solo 15 Euro per l’abbonamento digitale. 
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La rivista, oltre naturalmente ad occuparsi della politica italiana, tratta fondamentalmente di temi geopolitici, ma anche di questioni relative al lavoro e della vita sindacale, sempre in una prospettiva di una possibile ricostruzione di un nuovo socialismo. Nel numero attuale (71, appena uscito) p. es. Fausto Bertinotti riassume in modo interessante quanto sta capitando negli Stati Uniti sotto il titolo “Il grande imprevisto: il conflitto di lavoro negli USA”. 

A proposito di nuove visioni segnalo in particolare l’articolo, interessante ma non sempre ben comprensibile, di Sandro Mezzadra e Brett Neilson (entrambi un po’ allievi di Toni Negri) dal titolo “Per un nuovo internazionalismo. Considerazioni preliminari”. Già da queste poche considerazioni risulta chiaro che la rivista è abbastanza ecclettica dal punto di vista ideologico: naviga da qualche parte tra posizioni simili a quelle del Manifesto, non tralasciando però richiami a Ricostruzione Comunista, alla scuola di Toni Negri o ai nuovi femminismi.

Buona parte dell’ultimo numero è naturalmente dedicato alla Palestina e a Gaza e non poteva essere diversamente. Cito in particolare l’articolo, come sempre molto chiaro ed estremamente ben documentato, di Alberto Negri “Estensione del conflitto in Medio Oriente”: dal punto di vista geopolitico Alberto Negri è sicuramente uno dei commentatori italiani più qualificati e perspicaci. Molto interessante è il contributo di Chiara Cruciati, che collabora spesso con noi e anche in questo numero dei Quaderni, dedicato a “le profonde divisioni e disuguaglianze nella società israeliana”. 

Un tema poco conosciuto da noi, dove spesso abbiamo l’impressione che, almeno per quanto riguarda la popolazione ebraica, Israele sia compatta. E invece ci sono delle profondissime divisioni non solo di origine etnica (la prima ondata dell’Europa orientale, l’attuale ondata russa, gli africani, gli ebrei provenienti dai paesi arabi, ecc. ecc.), ma anche con una fortemente strutturata e rigida classificazione sociale. 

A dominare, e lo si capisce leggendo questa descrizione sociologica, è ora la parte suprematista bianca, che sfrutta le nuove colonie in Cisgiordania per offrire case a buon mercato e ogni genere di servizi sussidiati alla nuova classe media, soprattutto dei giovani. Così facendo la destra israeliana è riuscita a distruggere completamente quel movimento sindacale, che per 30 anni, basandosi sui Kibbutz, aveva dominato la scena politica israeliana. 

Chiara dimostra però come anche quel movimento, che tanto entusiasmo aveva suscitato nella sinistra europea, era fondamentalmente basato su un concetto colonialista e di sfruttamento dei palestinesi. Allora nessuno sembrava accorgersene. Un articolo assolutamente da leggere. Ma tutto il numero della rivista è parecchio interessante.