Le tre autrici, con l’aiuto di Eyal Sivan, illustre storico ed archivista dell’ebraismo e del sionismo, riuniscono un numero impressionante di testi che riguardano il sionismo e l’antisionismo ebreo.

Il libro si apre con una prefazione dal titolo accattivante: “De la négation de l’antisionisme juif” ed un’introduzione esaustiva per poi trattare il tema in cinque parti: 

“Sionisme et Judaisme”,

“Sionisme et question nationale”,

“Sionisme et antisémitisme”,

“Sionisme, impérialisme et colonialisme”,

“Le sionisme… et après?”. 

Chiudono il libro un annesso e un glossario, ambedue molto informativi.

Tra le numerose firme troviamo Hannah Arendt, Isaac Deutscher, Leo Trotsky (Lew Bronstein), Ilan Pappé, Martin Buber, Judith Butler, ma anche l’unione generale dei lavoratori ebrei di Lituania, Polonia e Russia (“BUND”) e la Rete internazionale ebrea antisionista. 

Questo libro è molto utile nel dibattito attuale sul così detto “antisemitismo”. Netanyahu e la sua potente lobby sionista, come pure i suoi sostenitori – in primis la Germania, ancora traumatizzata dall’Olocausto perpetrato dalla Germania nazifascista, che in una specie di “ipercompensazione” difende a spada tratta ed in maniera acritica l’attuale Stato d’Israele – continuano a ripetere un messaggio martellante e 
demagogico: chi è contro la loro politica fascista-sionista è antisemita.

Basta leggere questo libro per rendersi conto della deformazione ideologica della loro affermazione. Ricordiamo a loro – che dovrebbero, ma non vogliono saperlo – che semiti non sono soltanto gli ebrei, bensì anche gli arabi, gli aramaici e gli assiri. Vista così, la lotta contro il popolo palestinese non soltanto rappresenta – qui con ruoli invertiti – la lotta fra Davide e Golia, ma anche quella fratricida tra Abele e Caino.

Speriamo che il libro venga presto tradotto in italiano e… in tedesco