Riflessioni critiche e prospettive sui rapporti israelo-palestinesi
Per Il Saggiatore esce invece La pace possibile, riflessioni critiche e prospettive sui rapporti israelo-palestinesi (348 pp), che raccoglie un insieme di testi scritti poco prima della sua scomparsa dal grande teorico della letteratura e critico culturale palestinese Edward W. Said, morto 20 anni fa e che per molti anni ha insegnato nelle università statunitensi.
“Gaza è circondata su tre lati da un recinto di filo metallico percorso dalla corrente elettrica: imprigionati come animali, gli abitanti si trovano nell’impossibilità di muoversi, di lavorare, di vendere la verdura e la frutta che coltivano, di andare a scuola. Sono esposti agli attacchi dal cielo e a terra vengono abbattuti come tacchini dai carri armati e dalle mitragliatrici.”
Questo è l’inizio che egli fa descrivendo Gaza: sembrerebbero parole scritte oggi, ma risalgono al 2002 (!), ciò che spiega bene qual è l’origine del problema. A distanza di 20 anni le parole premonitrici sulla crisi degli accordi di Oslo da parte di Said risuonano con gran forza.
Said era stato uno dei primi e dei pochi a denunciare questi accordi come una trappola per i palestinesi e a indicare le conseguenze catastrofiche che ne sarebbero derivate e che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
La diagnosi contenuta in questi testi è lucidissima: considero il libro essenziale per tutti coloro che vogliono farsi un’idea chiara del perché si è arrivati a questa immane tragedia. Said aveva visto in modo molto concreto il fallimento degli accordi di Oslo. Vent’anni fa egli lamentava un insufficiente appoggio dell’opinione pubblica mondiale alla causa palestinese. Ciò che egli non poteva prevedere è che oggi questa causa è diventata una bandiera del Sud globale e di gran parte dell’opinione pubblica, soprattutto dei giovani, sia in Europa che negli Stati Uniti. Ecco perché Said è più attuale che mai.