Letteratura palestinese

 

Di fronte al massacro della popolazione palestinese di Gaza, è tutto un fiorire, almeno per quanto riguarda l’Italia, di libri palestinesi sin qui mai pubblicati o di riprese di opere già apparse negli anni precedenti. Anche questo è un segno di dissenso contro gli atteggiamenti genocidari del governo Netanyahu, ma anche un riconoscimento della grande qualità della letteratura e della cultura palestinese. Un segno di resistenza contro gli atteggiamenti razzisti di una serie di ministri del governo israeliano, che talora hanno addirittura tacciato di “essere degli animali” i palestinesi, dimenticandosi che questa definizione era stata a loro appioppata durante i pogrom antisemiti e non da ultimo dai gerarchi nazisti. 

Chiara Cruciati, grande conoscitrice del Medio Oriente e nostra collaboratrice regolare, ha intervistato a Roma Asmaa Alghoul, di cui è appena stato pubblicato per le edizioni E/O il suo libro La ribelle di Gaza (208 pp). La scrittrice ha passato una vita a sfidare due oppressioni: quella coloniale di Israele e quella patriarcale e retrograda di Hamas. Nella lunga intervista (Il Manifesto, 23.03.2024) parla dello spirito di resistenza dei gazari: “La gente sta attraversando un genocidio; eppure, sa ancora creare vita dal nulla. Cuoce il pane, pianta verdure, sopravvive”. 

Alghoul si sofferma però in particolare anche sul ruolo della cultura, che permette a molti abitanti di Gaza sia di sfuggire alla triste realtà che di affermare la propria identità e in questo senso anche la loro resistenza. La scrittrice condanna la guerra e l’odio che rendono le persone “più conservatrici e più cattive”. Ma a questo c’è una sola soluzione: “È tempo che i palestinesi abbiano la loro terra, solo allora potremo parlare di una pace giusta”