Limes è una rivista ben conosciuta di geopolitica, il cui direttore responsabile Lucio Caracciolo è spesso ospite ai talk show su vari canali italiani. Se la si volesse incasellare, la si potrebbe definire come appartenente alla “Sinistra liberale”, ma in modo serio e non seguendo le derive di Repubblica, che p. es. per la Palestina sta ormai sposando le posizioni della destra.

Il numero dedicato alla Svizzera è stato ampiamento commentato già dai nostri media, soprattutto dopo la presentazione in pompa magna all’USI. Al di là di una serie di articoli, talora addirittura con un certo tenore folcloristico, che spiegano all’italiano medio come funziona questo strano paese e soprattutto il suo sistema politico, che spesso neanche gli ambasciatori italiani a Berna riescono a capire, ci sono una serie di contributi anche di un certo interesse.

Come sottolineato dallo stesso Caracciolo in un’intervista concessa ad Aldo Sofia per Naufraghi, il punto di maggior interesse sta già nel titolo: Svizzera, la potenza nascosta. Difatti, anche da noi si parla poco (salve quando forse si discute delle enormi riserve della Banca Nazionale) del fatto che effettivamente la Svizzera è una potenza economica, il suo PIL corrisponde a quello di un paese di una 30na di milioni di abitanti ed è perciò che come Helvetistan (cioè, guidando una serie di altri paesi) abbiamo addirittura un seggio nel molto esclusivo direttivo della Banca Mondiale. E che il WEF si tenga a Davos non ha solo a che fare con motivazioni turistiche. Quindi è evidente che il grande capitale svizzero è completamente integrato nella struttura di dominio geopolitico del capitalismo internazionale. Per questo basterebbe pensare al ruolo che hanno giuocato le nostre banche nella Guerra Fredda o la recente partecipazione alle sanzioni contro la Russia.

Un’analisi critica di questo fatto fondamentale manca però nel numero di Limes, anche se più volte si ripete che la Svizzera è integrata economicamente nell’Occidente e che ormai si sta avvicinando sempre di più alla Nato, fatto confermato anche da chi scrive a nome del nostro esercito. Manca anche un’analisi di alcuni dei problemi attuali del nostro paese: sarebbe forse stato interessante intervistare non solo una serie di storici e un paio di politici (il Köppel potevano risparmiarcelo!), ma anche p. es. il presidente dell’Unione sindacale svizzera Maillard. Uno degli articoli più interessanti è effettivamente quello di Marco Solari sui miti della storia svizzera, anche se è un po’ guastato dall’errore (refuso?) su chi abbia vinto la guerra del Sonderbund. Non c’è difatti dubbio che questo sia l’episodio più importante della nostra storia di quel secolo, anche perché portò alla formulazione della Costituzione del 1848, a quel momento la più progressista in Europa. La vittoria militare e politica dei progressisti contro i conservatori spiega anche come mai almeno sino alla 1° Guerra Mondiale il liberalismo dominante in Svizzera fosse il più progressista tra i vari liberalismi europei. Era stato perciò lodato addirittura da Lenin, che aveva difeso anche la “Rivoluzione violenta di Bellinzona”.

Che nota dare a questo numero di Limes? Quattro e mezzo su sei!