I produttori di armi, soprattutto statunitensi, festeggiano alla grande. La spesa militare mondiale è infatti cresciuta del 9,4% lo scorso anno. Si tratta del maggior incremento dalla fine della Guerra Fredda. Lo rivela un rapporto dell’International Peace Research Institute di Stoccolma (SIPRI). La spesa complessiva mondiale ha raggiunto 2’718 miliardi di dollari l’anno scorso. La crescita più vistosa riguarda l’Europa e il Medio Oriente. I cinque paesi che spendono di più – Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India – rappresentano il 60% del totale globale. Il fenomeno della crescita delle spese in armamenti non riguarda gli ultimi anni: il 2024 rappresenta infatti il decimo anno consecutivo di aumento dei costi militari nel mondo.

Xiao Liang, ricercatore del Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI, ha spiegato: “Oltre 100 Paesi in tutto il mondo hanno aumentato le loro spese militari nel 2024. Poiché i Governi danno sempre più priorità alla sicurezza militare, spesso a scapito di altre aree di bilancio, queste scelte economiche e sociali potrebbero avere effetti significativi sulle società negli anni a venire”.

Tutti i Paesi europei hanno aumentato la spesa militare lo scorso anno, a parte Malta. La Germania è il Paese che spende di più, 88,5 miliardi di dollari, il 28% in più dell’anno precedente. La Polonia ha speso l’anno scorso 38 miliardi di dollari, il 31% più dell’anno prima, pari al 4,2% del Pil. La Russia ha sborsato 149 miliardi di dollari l’anno scorso, il 38% in più del 2023. L’Ucraina ha investito 64,7 miliardi di dollari, il 34% del Pil.

Gli Stati Uniti confermano il loro primato: nel 2024 hanno speso 997 miliardi di dollari in armamenti, il 66% della spesa della NATO. La Cina, al secondo posto, ha raggiunto i 314 miliardi di dollari. Israele ha fatto registrare un aumento vertiginoso, più 65%, raggiungendo i 46,5 miliardi di dollari.

La Svizzera cerca di adeguarsi a questa tendenza. Si prevedono 30 miliardi di franchi di uscite per l’esercito fino al 2028. La Commissione parlamentare della sicurezza propone di elargire un ulteriore miliardo per acquistare munizioni. Aumentano inoltre i fautori, socialisti in prima fila, dell’avvicinamento all’Unione europea in materia di difesa e di armamenti.

Tutta questa follia bellicista e guerrafondaia avviene quando si comincia a intravvedere uno spiraglio di tregua nella guerra in Ucraina. Il ministro della difesa tedesco, Boris Pistorius, socialista, invita la popolazione a diventare “kriegstüchtig”, pronta alla guerra. Il giornalista romando Jacques Pilet afferma: “Puntare al riarmo non significa proteggersi, ma prepararsi alla guerra, presto o tardi. O, come diceva papa Francesco alla vigilia della sua morte: ‘Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo’”.

È quanto sosteneva 220 anni fa il filosofo Immanuel Kant: “Gli eserciti e gli armamenti permanenti devono essere soppressi, perché sono già, con la loro sola esistenza, minaccia agli altri popoli, perciò violazione della pace, causa di insicurezza e quindi corsa agli armamenti”.

Oggi, nove potenze atomiche possiedono più di 13 mila testate nucleari. Fra poco, il 6 e l’8 di agosto, si celebreranno gli ottant’anni delle bombe atomiche di Hiroshima e di Nagasaki, sganciate dagli americani a guerra praticamente finita: bilancio mostruoso, tra le 150 mila e le 220 mila vittime, per lo più civili. Proseguendo e insistendo con il riarmo il pianeta potrebbe rischiare la catastrofe nucleare. Mentre soffia il vento del riarmo, la Svizzera non ha ancora firmato il Trattato contro la proibizione delle armi nucleari dell’ONU (TPNW). Una vergogna, una decisione codarda per compiacere gli Stati Uniti e la NATO.

Tempi duri per il pacifismo. La tradizionale manifestazione del lunedì di Pasqua ha visto circa mille partecipanti a Berna. La marcia ha chiesto un rafforzamento delle Nazioni Unite, ormai cloroformizzate negli ultimi anni, e ha criticato la politica di riarmo della Confederazione: “L’esercito riceve attualmente un assegno in bianco dopo l’altro, mentre tutte le altre aree devono risparmiare. Chiunque pensi che la politica di sicurezza significhi mettere soldi in un esercito disfunzionale si sbaglia di grosso”, ha detto la presidente dei verdi Lisa Mazzone. E qui, aggiungiamo, andrebbe bloccato l’acquisto dei caccia americani F-35!

La campagna “Frena il riarmo”, “Stop reArm Europe”, chiede “sforzi reali per il disarmo globale e la riduzione del commercio di armi. L’Assemblea generale dell’ONU deve convocare una quarta sessione speciale sul disarmo, l’ultima è stata tenuta oltre 35 anni fa”. “Welfare, not warfare”.

“Capisco – disse due anni fa Papa Francesco riferendosi al ‘disarmo integrale’ invocato da Papa Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris) – che a qualche orecchio queste parole possano sembrare utopistiche, specialmente in questo momento. Ma non è utopia, è sano realismo: solo fermando la corsa agli armamenti, che sottrae risorse da impiegare per combattere la fame e la sete e per garantire cure mediche a chi non ne ha, potremo scongiurare l’auto-distruzione della nostra umanità”.


Tratto da Naufraghi del 02.05.25