Per molte lavoratrici e molti lavoratori è difficile arrivare a fine mese, pur lavorando a tempo pieno. Per questo motivo, in alcuni cantoni, la popolazione ha votato per l’introduzione di salari minimi legali. Un salario, infatti, dovrebbe essere sufficiente per vivere. La Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale vuole invece imporre una revisione legislativa che attacchi frontalmente questi salari minimi cantonali. Ciò porterebbe direttamente a una riduzione degli stipendi per migliaia di lavoratori e lavoratrici. Inoltre, in molti cantoni, le prossime votazioni su iniziative che chiedono un salario minimo sarebbero compromesse preventivamente. Il Consiglio nazionale deve fermare questa offensiva contro i lavoratori e le lavoratrici.

Rischio di riduzione dei salari nei settori a bassa retribuzione

Se il Parlamento seguirà l’esempio della Commissione, migliaia di persone in diversi settori a basso salario, come quelli della ristorazione e dei parrucchieri, subiranno una significativa perdita di reddito. Il risultato sarebbe un aumento del numero di “working poor” e una maggiore spesa per l’aiuto sociale nei cantoni. Questo perché i salari minimi previsti dai contratti collettivi di lavoro generalmente vincolanti non possono garantire un tenore di vita dignitoso senza ricorrere a prestazioni integrative, soprattutto in cantoni come Ginevra dove il costo della vita è elevato.

Attacco al federalismo e alla democrazia diretta

Il progetto di legge prevede di porre i Contratti collettivi di lavoro (CCL) di obbligatorietà generale al di sopra delle leggi cantonali, interferendo così con le competenze cantonali in materia di politica sociale, che comprendono il diritto di fissare i salari minimi. Un CCL di obbligatorietà generale avrebbe quindi la precedenza sugli accordi cantonali, sulle leggi cantonali e persino sulle costituzioni cantonali. Si tratterebbe di un’invasione del sistema federalista e dell’autonomia dei Cantoni. Ciò annullerebbe i referendum svolti in passato nei cantoni, in cui i salari minimi sono stati approvati dalla popolazione come misura di politica sociale. Ma comprometterebbe anche il contenuto dei futuri referendum, dato che molti cantoni sono chiamati a votare sul salario minimo.

Il Consiglio nazionale deve correggere il tiro

L’emendamento alla legge annullerebbe in modo incostituzionale i salari minimi cantonali adottati in votazione popolare. L’Assemblea plenaria del Consiglio nazionale deve porre fine a questa pericolosa manovra.

Unione sindacale svizzera
Ticino e Moesa