Così egli ha definito la richiesta di 106 miliardi di dollari di aiuti per le crisi mondiali in corso, includendo non solo l’Ucraina e Gaza, ma anche Taiwan, dove gli USA non la smettono di aizzare il governo di Pechino. Questo, al di là di tutta la retorica con cui ha inghirlandato il suo intervento, è il succo del solenne messaggio: probabilmente quasi mai nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio o la sfrontataggine di riconoscere che quasi sempre la guerra è un grande affare, almeno per quei paesi come nel caso degli Stati Uniti, che producono gran parte delle armi usate nel conflitto e riforniscono in energia una parte dei contendenti. Basterebbe vedere l’esplosione dei profitti miliardari delle società americane di produzioni d’armi o delle grandi compagnie petrolifere, per capire che probabilmente l’unico paese che veramente ci guadagna da questa guerra mondiale a tappe (come l’ha definita Papa Francesco) sono gli Stati Uniti e che Washington non ha l’intenzione di “mollare l’osso”.
Questo intervento conferma quanto a sinistra molti avevano già da un pezzo sospettato: e cioè che per il mondo, il confusionario e un po’ rincoglionito Biden non è per niente meglio del sovversivo ed un po’ criminale Trump. Se i due saranno veramente i soli candidati alle elezioni presidenziali del prossimo anno, si può proprio dire che gli Stati Uniti son messi molto, ma molto male.