Prendiamo il caso di monsignor Azzolino Chiappini, teologo e figura di spessore del (modesto) panorama intellettuale ticinese, che negli scorsi giorni è stato completamente scagionato da delle pesanti accuse. Sin dagli inizi dell’inchiesta, un quotidiano della… regione si è buttato come un avvoltoio sul caso, avanzando illazioni pruriginose che a chiunque conoscesse personalmente Chiappini erano apparse come delle fabbricazioni evidenti e grottesche. Approfittando delle ambiguità alimentate dalla Curia (che qualcuno abbia voluto sfruttare l’occasione per fingere una maggior trasparenza e far fuori una figura “scomoda”?), il giornale in questione ha munto il caso fino allo sfinimento, tanto che il giorno prima dell’annuncio del decreto d’abbandono, sulle sue colonne si chiedeva ancora lo scalpo del teologo, indignandosi che un indagato (sic) potesse continuare a figurare nell’organigramma della facoltà di teologia dell’USI (presunzione d’innocenza, questa sconosciuta). E una volta arrivata la decisione del Ministero pubblico, anziché ammettere l’errore, si è addirittura insinuato che la Procura peccasse di trasparenza!

Insomma, altro che servizio d’informazione e ricerca della verità: quella contro Chiappini è stata una vera e propria campagna diffamatoria alimentata da un anticlericalismo becero e da un’insaziabile ricerca dello scoop. 

Tutta la nostra solidarietà a don Chiappini!