Proprio negli stessi giorni, sono stati pubblicati i dati sulla situazione drammatica del mercato del lavoro in Svizzera e in Ticino: come riportato dall’Ufficio federale di statistica, nell’ultimo trimestre 2020 in Svizzera sono stati persi 17’000 posti di lavoro rispetto all’anno precedente. 4’000 di questi (cioè quasi un quarto) sono andati persi solo in Ticino! E il primo trimestre 2021 si annuncia ancora più nero…

Vista la situazione drammatica del mercato del lavoro ticinese e la totale  insufficienza degli aiuti economici previsti dalla Confederazione e dal Cantone per far fronte alla crisi attuale (come denunciamo dalla primavera scorsa sulle pagine dei Quaderni), ci si sarebbe aspettati che la riunione tra Consiglio di Stato e Delegazione si sarebbe concentrata soprattutto sulla situazione dei lavoratori residenti in Ticino, salariati e indipendenti, e la disoccupazione dilagante.

Pia illusione! Gli “Onorevoli” si sono concordati per domandare il posticipo per l’accesso alle misure di sostegno economico della Confederazione (che dovrebbe scadere questo mese) e… basta! 

Le priorità erano altre: la terza corsia autostradale tra Lugano e Mendrisio (che aumenterà il traffico nella regione), l’insegnamento dell’italiano oltralpe, la navigazione sul Lago Maggiore, la nomina del nuovo Procuratore generale della Confederazione… Nella riunione preparatoria, la Deputazione non ha avuto tempo per incontrare i sindacati, e figuriamoci se c’era spazio per le istanze dei lavoratori: la precedenza è stata data a Ticino Turismo, HôtellerieSuisse, il CdA di AET…

Sembrerebbe che né il Consiglio di Stato né la Deputazione ticinese riconoscano che è necessario un riorientamento almeno parziale dell’agenda politica. Di fronte al macello sociale in corso, il loro messaggio non potrebbe essere più sconcertante: “Tranquilli, va tutto bene, ga pensum nüm”.