Dei fantasmi agitano la sua mente, alla ricerca di una spiegazione del perché il mondo non valorizzi la sua opera, disprezzando al contempo quel capitalismo finanziario da lui incarnato. Solo un approccio psicologico può spiegare la sua tesi pubblicata sulle pagine a pagamento dei giornali locali che lui e il suo amico Siccardi si concedono per propagandare il loro credo.

«La sinistra a vinto» ha titolato il grande vecchio a metà gennaio, affermando che da trent’anni la sinistra post marxista domina il dibattito ideologico in modo «molto più determinante del puro potere economico». Il neoliberismo istauratosi dai tempi di Reagan e Thatcher è una grande bugia, stando al verbo del Tito. L’ideologia del «meno Stato», delle privatizzazioni, della cieca fede del mercato liberista, degli sgravi fiscali ai grossi capitalisti perché poi la ricchezza sgocciolerà a favore dei pezzenti, non è mai stata dominante negli ultimi trent’anni.

I dati della crescente diseguaglianza economica in Svizzera certificati dall’Amministrazione federale delle contribuzioni secondo cui nel 2003 l’1% più ricco possedeva il 36% della ricchezza totale svizzera, mentre oggi è al 43%, sono tutte fandonie dell’ideologia post marxista. Tito suscita quasi tenerezza nella sua bolla personale. Ricorda Berlusconi quando scese in campo sostenendo di voler salvare l’Italia governata da comunisti. Solo che il Silvio agitava un fantasma per accaparrarsi il voto delle casalinghe e per poter salvare i suoi affari. Mentre Tito sembra crederci davvero, al suo delirio.