Anche se tutti i sondaggi mostrano che quasi il 90% degli statunitensi vorrebbero che lo Stato possa calmierare i prezzi dei farmaci, i monopoli farmaceutici riescono sempre ad impedirlo, in particolare grazie agli oltre 1’500 lobbisti che intrattengono nelle aule parlamentari.

Sia Bill Clinton (con poca convinzione) che Barack Obama, che ne aveva fatto una delle principali promesse elettorali, avevano provato a porre rimedio a questa situazione, che tra l’altro fa sì che più di un paziente americano su quattro con diabete non è in grado di finanziarsi la quantità necessaria di insulina e che molti ammalati di cancro spesso devono rinunciare alle chemioterapie. Impressionante è poi il fatto che quasi due terzi dei fallimenti privati negli Stati Uniti sono dovuti a spese provocate da una malattia o da un incidente. Biden aveva promesso di riuscire dove Clinton e Obama avevano fallito, ma i monopoli farmaceutici ancora una volta l’hanno avuta vinta. Come è noto, la maggioranza democratica al Senato è legata ad un singolo voto. E la senatrice democratica Kyrsten Sinema si è opposta al piano di Biden, facendolo fallire. Ufficialmente la senatrice avrebbe ricevuto quest’anno solo mezzo milione di dollari da parte delle farmaceutiche per coprire le sue spese elettorali: in realtà tutto farebbe pensare che sia molto di più.

Anche i «nostri» monopoli Roche e Novartis fanno parte della combriccola, che da anni è responsabile di questa tragedia. Non per niente per loro stessa ammissione investono ogni anno decine di milioni nell’attività di lobbying al Parlamento di Washington.