Il trafiletto dall’omonimo titolo apparso sull’ultimo numero dei nostri Quaderni, nel quale era questione del silenzio quasi totale riscontrato dai nostri cicli di formazione presso certe formazioni politiche di sinistra, ha suscitato diverse reazioni. Yannick Demaria (Gioventù Socialista) e il Partito Comunista, in particolare, hanno chiesto di esercitare un diritto di replica. Trovate qui di seguito le loro reazioni, pubblicate integralmente, alle quali aggiungiamo due nostre brevi risposte.

Ne approfittiamo per ricordare che la prossima seduta del nostro ciclo di formazione «Marx vivo» avrà luogo sabato 26 febbraio su Zoom (e non il 19 presso la Casa del Popolo come inizialmente annunciato), dalle 10:00 alle 12:00. Le interessate e gli interessati possono ottenere l’accesso alla sala Zoom contattando l’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Le date delle prossime sedute del corso «La Nuova sinistra degli anni ’70 e l’operaismo» saranno annunciate non appena la situazione pandemica si sarà chiarita.

 

Yannick Demaria
(Gioventù Socialista)


Cari compagni e cara compagna del Comitato di redazione dei Quaderni del Forum Alternativo, con molta sorpresa e molto sconcerto, abbiamo letto, a pagina 26 del numero 35 del 12 dicembre 2021, un trafiletto, non firmato, intitolato (Dis-)unità di sinistra, nel quale ci si accusa di non aver dato seguito all’invito ai corsi di formazione «Marx vivo», organizzati dal Forum Alternativo. Ci vediamo costretti, come Gioventù socialista (GISO), a stigmatizzare il grave errore giornalistico e politico in cui è incorso l’articolista, e con lui tutta la redazione, non avendo verificato i fatti, come sempre bisognerebbe fare. Sarebbe stato sufficiente informarsi meglio leggendo la risposta inviata dal sottoscritto in data 9.9.2021: «Caro Franco, caro Gianka, grazie mille per il vostro sostegno. Farò circolare l’informazione della vostra bellissima (e necessaria) idea. Grazie ancora! Saluti. Yannick». Tutte e tutti i membri del partito sono stati informati tramite WhatsApp, come testimoniato da questo nostro invito del 23 settembre, che riportava il link descrittivo dell’intero corso: «Ciao a tutt*, il Forum Alternativo ci ha ufficialmente invitato a partecipare al ciclo di formazione ‘Marx vivo’ (link). Prossima data 9 ottobre, Casa del Popolo, Bellinzona, 10.00-12.00».

In nome dei rapporti di trasparenza e di correttezza che ci dovrebbero accomunare, vi chiediamo, in conformità con il diritto di replica, una chiara smentita di tale notizia, poco corretta anche per la pubblicazione del nome e del cognome del sottoscritto, che non ricopre – nel caso della GISO – nessuna carica particolare, se non quella di semplice membro di Comitato. Nel suo affrettato giudizio, l’estensore dello scritto non ha considerato neppure la particolare composizione generazionale del nostro movimento: come si sa, molti nostri aderenti o militanti studiano e sono impegnati fuori cantone.

Non chiediamo delle scuse, ma rispetto, soprattutto per quanto riguarda l’uso del linguaggio – rinunciamo qui alla trascrizione delle colorite espressioni utilizzate – e dei toni. Il comitato della GISO è formato da giovanissime compagne e giovanissimi compagni di età compresa fra i 15 e i 21 anni: tutte persone che si stanno avvicinando alla politica con entusiasmo, che vogliono costruire la loro esperienza in modo attivo e autonomo, cercando di imparare anche da chi è molto più maturo e ci dovrebbe offrire un esempio.

In qualsiasi rapporto di tipo formativo, affinché i messaggi e i contenuti siano effettivamente recepiti, deve instaurarsi un rapporto reciproco di fiducia e di rispetto. Se questo rapporto viene a mancare, o se non si riesce a costruire insieme in modo aperto e cordiale un progetto comune, ogni tentativo di insegnamento o di crescita è destinato a fallire: si abbandona o si va da un’altra parte. Noi siamo senz’altro ancora molto inesperti e sicuramente di cose ne dovremo ancora imparare, anche dai nostri errori, ma sappiamo che si può sbagliare anche da adulti. Quello di cui siamo certi è che, in politica come nella vita, offriremo la nostra fiducia esclusivamente a chi rispetterà la verità.

Ringraziandovi per la vostra comprensione e certi della necessità di una collaborazione trasparente e costruttiva nell’ideazione di nuovi progetti, vi porgiamo i nostri più cordiali e fraterni saluti.

Caro compagno, e car* compagn* della GISO, ci teniamo a scusarci con voi per il grossolano errore apparso nel nostro trafiletto! Si è trattato, come sottolineato bene nella vostra replica, di un (brutto) errore politico e giornalistico. Come avrete immaginato, questo errore non è stato fatto in cattiva fede, ma è stato frutto di un problema di comunicazione interna al momento dell’intensa fase di chiusura dell’ultimo numero. Ci scusiamo per questo brutto scivolone, con l’auspicio che esso non pregiudichi le buone relazioni tra le nostre organizzazioni politiche!

 

 


 

Partito Comunista

 

Sull’ultimo numero dei Quaderni si legge come il Partito Comunista e i suoi «capoccia» (che termine lusinghiero!) non avrebbero onorato l’impegno per ...unire la sinistra. Il motivo? Non abbiamo inviato delegazioni di compagni ai corsi di formazione promossi unilateralmente dal FA.

Tralasciamo i toni che per la vostra testata appaiono piuttosto coloriti del tipo «non ci ha[nno] cagati manco di striscio» e andiamo al dunque. Noi – che probabilmente per il vostro articolista rientriamo nella categoria delle «altre piccole realtà [che] hanno fatto di Marx il loro pane quotidiano» – abbiamo abitudine di lavorare sulle questioni formative con un certo metodo, come peraltro si conviene fra partiti politici indipendenti e cioè: i corsi di formazione per i nostri militanti – che non sono paragonabili a «semplici» conferenze culturali pubbliche – di solito li concepiamo come interni e non li appaltiamo ad altre organizzazioni, ma li organizziamo da noi secondo le necessità del nostro Partito e dell’interesse dei nostri membri.

Altra cosa sono invece le tavole rotonde, i dibattiti, le conferenze, ecc. che si intendono fin da subito come momenti appunto «unitari» di confronto: allora ci saremmo, ma le si prepara insieme dalla definizione dei contenuti alla scelta dei relatori e nel rispetto delle peculiarità politico-ideologiche di ciascuno. Non ci risulta fosse questo il caso.

Infine se sull’attualità di Marx non abbiamo dubbi (anzi, siamo forse stati i primi fin dal 2008 a fare cicli di formazione per i giovani sul marxismo), il tema della «nuova sinistra degli anni ’70» oltre a non rientrare nelle nostre attuali priorità quale «corso di formazione», non appartiene alla tradizione del Partito del Lavoro a cui ci richiamiamo ed è ancora oggi un tema alquanto divisivo: non si costruisce insomma oggi l’unità della sinistra sulla base di diatribe sull’operaismo di 50 anni fa, a meno che non riteniate che un dibattito storico sia urgente e allora lo si prepara insieme con una pluralità di esperti. Infine, sempre nel nome dell’unità di cui vi fate latori, avremmo gradito essere informati del presidio di protesta contro le morti sul lavoro che avete organizzato coinvolgendo altre sigle ma non la nostra. Il Partito Comunista è abituato a collaborare su più fronti con associazioni e sindacati, inoltre non si tira mai indietro a confronti leali per divulgare e approfondire la prospettiva di un mondo giusto. Non ci aspettavamo dal FA questo tipo di formalismo, la rivoluzione non è un pranzo di gala e nemmeno una formazione mancata.

Care compagne, cari compagni, forse siamo stati davvero troppo formali, ma ci fa comunque piacere che con questa lettera abbiate finalmente reagito anche voi al nostro invito, dopo la GISO, il POP e le Giovani Verdi (e potremmo aggiungere anche i militanti e parlamentari PS che hanno partecipato agli incontri malgrado i silenzi della loro dirigenza).
Cogliamo l’occasione per chiarire un paio di punti. Ad essere criticato nel nostro trafiletto non era il mancato invio di una vostra delegazione – e ci mancherebbe, ognuno è libero di mandare le proprie delegazioni agli eventi (o negli Stati) di sua scelta. Come scritto chiaramente, ad averci lasciati perplessi era piuttosto il fatto che non aveste neanche reagito ai nostri ripetuti cordiali messaggi di invito, cosa quantomeno strana per un partito che si vanta appunto di fare formazioni su Marx da oltre un decennio e di lavorare per l’unità di sinistra.
Capiamo anche, giustamente, che la tradizione politica del Partito comunista non sia quella della Nuova sinistra scaturita dal ’68, né più precisamente quella dell’operaismo, nati proprio dall’insoddisfazione di un’intera generazione di fronte alle politiche di partiti comunisti e socialisti percepiti come vecchi, poco efficaci e ormai non più interessati a cambiare il mondo. Ciò non dovrebbe però impedire di trovarsi a discuterne: l’unità di sinistra non si costruisce forse sul dialogo, la consapevolezza delle proprie differenze e dei propri punti comuni, senza dogmatismi e chiusure? E contrariamente a quanto lasciate intendere, le esperienze della Nuova sinistra e dell’operaismo non sono vecchie «diatribe»: sono esperienze vive che, con le loro conquiste e i loro errori, meritano di essere riscoperte e rivalutate in questo momento di smarrimento della sinistra. 
A maggior ragione in un contesto come quello del dibattito politico contemporaneo che sembra averle sterilizzate e relegate al ruolo di vecchie e consensuali nostalgie. Insomma, ribadiamo che noi siamo aperti ad un discorso di unità di sinistra basato sul dialogo e lo scambio di idee. Le alleanze di comodo per spartirsi i cadreghini ci lasciano invece più perplessi.