Questo libricino di neanche cento pagine lo consiglio fortemente a tutti coloro che vogliono capire le ragioni politiche ed ideologiche che stanno alla base del genocidio perpetrato da Israele a Gaza. Enzo Traverso riesce in queste poche pagine a toccare gli elementi fondamentali di questa tragedia e lo sa fare in modo molto didattico e ben comprensibile.

Traverso, dopo aver insegnato in varie università francesi, è dal 2013 professore alla Cornell University di Ithaca (New York) ed è autore di una ventina di libri dedicati in gran parte alla storia del nazismo, dell’ebraismo moderno e delle rivoluzioni francese e russa. Già in un articolo che aveva scritto per il Manifesto, Traverso parte dalla constatazione che la storia sembra tornare al 19° secolo, quando l’Occidente perpetrava genocidi coloniali in nome della sua missione civilizzatrice. I presupposti ideologici di quei fatti tragici si ritrovano anche nelle spiegazioni che oggigiorno danno i sostenitori ad oltranza di Israele: civiltà contro barbarie, progresso contro intolleranza. Ma se in nome della lotta all’antisemitismo, reale o presunto, viene scatenata una guerra genocida, sono invece gli stessi orientamenti morali e politici dell’Occidente che vanno a farsi benedire.

Attraverso la storia degli ultimi 150 anni Traverso dimostra come il sionismo originale, al quale tuttavia tutta una serie di grandi intellettuali ebraici già nel passato si erano opposti (Hannah Arendt tra tutti), si sia profondamente modificato trasformando l’Olocausto in una religione di stato con la quale bollare ogni critica ad Israele come antisemita. Il suprematismo razzista di molti ministri del governo Netanyahu dimostra in modo paradigmatico come oggigiorno uno stato su basi etnico-religiose non sia più accettabile. Questo vale sia per Israele che per la Repubblica Islamica dell’Iran.

Traverso ha vissuto in prima persona la rivolta degli studenti universitari statunitensi, molti dei quali di origine ebraica, contro il genocidio israeliano e a favore di un riconoscimento dei diritti fondamentali del popolo palestinese. Punta di diamante di questo movimento pro-palestinese negli Stati Uniti è BLM (Black Lives Matter), bandiera del fatto che la causa pro-palestinese è ormai sostenuta da tutto il Sud Globale, mentre il regime razzista di Netanyahu è ormai sostenuto quasi esclusivamente da Trump e da tutta l’estrema destra europea (inclusi Salvini e Le Pen), oltre che dai grandi magnati reazionari della Silicon Valley. Per il futuro Traverso parte da un dato ormai acquisito, anche se molti hanno tuttora difficoltà ad accettarlo: la soluzione dei due Stati non è ormai più possibile. Si può quindi solo tornare alla proposta di uno stato laico binazionale, come lo aveva già pensato il grande intellettuale palestinese, che aveva insegnato nelle migliori università americane, Edward Said. Ecco perché, conclude Traverso, lo slogan che domina in molte manifestazioni “From the River to the See, Palestine Will Be Free” non è da intendere né come antisemita né come incitazione a buttare a mare gli ebrei, ma quale definizione sloganistica dell’unica via ormai possibile, anche se sicuramente difficile. E la recente sentenza del Tribunale Internazionale dell’Aja lo conferma in pieno. La sentenza difatti non solo dichiara illegale l’occupazione israeliana dei Territori Occupati e condanna l’Apartheid che vi è stato organizzato, ma afferma a chiare lettere che questi Territori sono ormai stati annessi ad Israele, per cui una suddivisione in due stati diventa ora totalmente illusoria.