“Come Ueli Maurer ha ingannato l’opinione pubblica”, “Ueli Maurer: una triste eredità politica”, “Sotto Ueli Maurer si è dormito per anni”: sono alcuni dei titoli dei giornali d’oltralpe. Eppure, quando l’Ueli annunciò le sue dimissioni, nel settembre del 2022, la NZZ lo salutò con grandi inchini: “con Ueli Maurer se ne va uno dei rappresentanti più convinti della Svizzera”. CH media lo definì “il politico di maggior successo”. Ora la commissione rivela che il ministro delle finanze nell’affare Credit Suisse ha intrallazzato senza informare adeguatamente il Consiglio federale. Ha organizzato incontri “discreti” con Banca nazionale e vertici del CS senza esercitare nessun controllo e senza impegnarsi per evitare il peggio. “Kä Luscht”, non ho voglia, ha detto a un giornalista che lo voleva intervistare. Nessuna voglia di intervenire per il bene della banca e dei cittadini. Ignavia politica! I dipendenti FINMA hanno rivelato che Maurer ha dimostrato “uno scetticismo di base nei confronti dell’attività di regolamentazione”. Ha lasciato affondare la banca e assieme al presidente del CS Axel Lehmann, quando le perdite erano miliardarie, affermava “che la situazione si è stabilizzata”. Carlo Lombardini, professore di diritto bancario a Ginevra, afferma che nell’ottobre del 2022 la nave del CS prendeva acqua. “In realtà si capisce, leggendo il rapporto, che il CS avrebbe potuto essere nazionalizzato, temporaneamente, e che la Banca nazionale era favorevole a questa soluzione e se si fosse fatto questo il Credit Suisse più piccolo e più sano sarebbe ancora in vita”. “Alla fine è il governo che ha dato il colpo di grazia al CS. La banca ha lavorato malissimo, la FINMA avrebbe potuto fare meglio, ma è il governo che ha affondato la banca e l’ha fatta sparire”.
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Chi ha affondato il Credit Suisse?
Il tempo serve, a volte, a ridimensionare il valore delle persone. Non c’è voluto molto a rimpicciolire la statura politica dell’ex consigliere federale Ueli Maurer, già presidente dell’Unione democratica di centro. È bastata l’inchiesta della commissione parlamentare sulla crisi del Credit Suisse, che ha valutato il comportamento dei vari attori, Banca Nazionale, FINMA, vertici del CS e, naturalmente, il ministro delle finanze.