Nel nostro cantone, il problema della migrazione viene affrontato con misure d’integrazione anacronistiche, come se nulla fosse cambiato. Negli ultimi decenni si è passati dall’immigrazione selvaggia dei lavoratori provenienti dalle zone meridionali alla libera circolazione europea di intere famiglie e poi all’accoglienza mal digerita di popolazioni in fuga dalla guerra e dalla povertà. Oggi i nuovi movimenti internazionali invece di attenuarsi e di stabilizzarsi si sono intensificati portando  con sé continue differenze. Hanno assunto un carattere di TRANSMIGRAZIONE. Buona parte dei nuovi migranti, dentro il contesto fluido della globalizzazione e degli squilibri del mercato mondiale, stabiliscono campi sociali che non mirano all’integrazione definitiva dentro un solo paese ma si dispongono senza radicamenti a sviluppare multiple relazioni familiari, economiche, sociali, religiose e politiche. 

Di fronte a questa nuova realtà, per alcuni versi ancora indefinibile, la maggioranza politica e l’imprenditoria del nostro cantone, muovendosi a tastoni e senza prospettive chiare, si illudono di risolvere il problema della manodopera straniera, di cui hanno stringente necessità, e le contraddizioni generate dall’inserimento della medesima nel tessuto sociale facendo un po’ di retorica e lasciando circolare la parola d’ordine “prima i nostri”.

La politica dell’integrazione, mirata essenzialmente a risolvere le criticità dell’inserimento dei nuovi arrivati nelle attività produttive e praticata con misure sempre più restrittive, talvolta persino vessatorie, è destinata a produrre nuove frizioni sociali se non si apre al riconoscimento indiscriminato dei DIRITTI DI CITTADINANZA. Bisognerà sempre più tener conto, oltre che dei bisogni della nostra economia, delle diverse aspettative e caratteristiche che si riscontrano nei nuovi migranti. A differenza di quelli del passato, questi non sono necessariamente destinati a stabilirsi in Ticino. Non saranno dunque sempre disposti a passare dalle porte strette per accedere a permessi stabili e alla naturalizzazione. Consapevoli delle nuove prospettive, molti di loro non chiederanno integrazione ma soltanto riconoscimento pieno dei loro diritti. 

Il ForumAlternativo, oltre che attivarsi per rendere meno restrittiva la politica d’integrazione, intende promuovere a  tutti i livelli una POLITICA DI INCLUSIONE. La nostra società deve INCLUDERE senza discriminazioni e senza condizioni burocratiche tutti i cittadini di origine straniera residenti nel nostro paese a prescindere dai criteri ora imposti per la loro ammissione e integrazione.

Ecco le linee rivendicative sulle quali il ForumAlternativo intende muoversi nel prossimo quadriennio:

  • Coalizzare le forze politiche, sociali e culturali del Cantone per dar vita ad un fronte capace non solo di contrastare le attuali politiche del “primanostrismo”, ma di cambiarle radicalmente, affermando una cultura della migrazione basata sull’identificazione dello straniero come un’opportunità di crescita economica, sociale e culturale.
  • Dare la possibilità a tutti i cittadini di origine straniera, indipendentemente dal loro statuto di soggiorno, di accedere agli aiuti dello stato (assegni integrativi per i figli, borse di studio, …).
  • Facilitare alle famiglie di origine straniera meno abbienti l’accesso gratuito ai servizi pubblici (asili nido, dopo scuola, orientamento professionale, corsi d’italiano…).
  • Difendere il diritto alla certezza del soggiorno, opponendosi con determinazione alla diffusione di permessi di soggiorno di breve durata e altre forme di soggiorno precarie, che costringono le persone a dipendere da un datore di lavoro, esponendole allo sfruttamento.
  • Trovare soluzioni per facilitare le procedure di accesso all’ottenimento dei permessi C e della cittadinanza svizzera.
  • Far abbassare i limiti di reddito per i ricongiungimenti familiari.
  • Abolire il concetto di centro di interessi quale criterio per stabilire la legittimità di una persona di risiedere in Svizzera o di percepirne le prestazioni sociali. 
  • Incrementare la partecipazione della popolazione migrante alla gestione del comune e promuovere azioni intese a portare avanti, senza mai arrendersi, il diritto di voto agli stranieri residenti.
  • Instaurare severe misure di controllo affinché il salario minimo sia garantito senza discriminazione a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici. 
  • Rivendicare l’impossibilità di espulsione dalla Svizzera per i disoccupati e per coloro che stanno esaurendo il diritto all’indennità di disoccupazione e per chi è caduto nel bisogno.
  • Denunciare ogni eventuale abuso di autorità proveniente dall’amministrazione pubblica e, in particolare, dal Dipartimento diretto da Gobbi.