L’uomo occidentale ha un gran bisogno di distruggere. Utilizziamo questa grande capacità per ricostruire la «campagna». Non sappiamo cosa intendere per «campagna» se non il complementare di «città». Purtroppo anche il concetto di «città» ha perso i suoi significati.

Per me, semplificando e reinterpretando la storia, la «città» è luogo di scambio. Nasce, si definisce, quando le persone che la frequentano e la abitano prendono coscienza di un dato di fatto fondamentale: l’acqua, pulita, per la presenza delle molte persone, si sporca. Da come si decide di risolvere questo dato, da come si decide di pisciare e cagare in quel preciso luogo, dipende il tipo di «città», inteso in senso civico e, di conseguenza, anche formale. In senso civico perché è la prima regola alla quale il cittadino si sottomette, formale perché da come si organizzano l’acquedotto e la fogna dipende il disegno della città. 

Tra gli elementi fondamentali che definiscono la «città»:
 

  1. Il Cittadino!
     La persona cosciente del fatto che l’acqua si sporca.

  2. L’infrastruttura 
    Primaria quella dell’acqua, ma da considerare con la stessa attenzione anche quelle legate all’energia, alla comunicazione, ai trasporti, … Anche i vari servizi (scuole, ospedali, edifici di culto, case per anziani, negozi, …) sarebbero da considerare come infrastrutture.

  3. Il concetto di limite
    - Che è implicito nella definizione di «luogo».
    - Che è connaturale all’infrastruttura; ogni infrastruttura ha il suo limite, se troppo grande o troppo piccola non funziona.
    - Che è esplicito nel rapporto «città-campagna», rapporto messo in discussione a partire dalla città industriale e borghese dell’800. Non a caso il proliferare cancerogeno delle periferie, l’abbandono e la disgregazione del territorio, coincidono con l’eclissi della coscienza 
    di «limite».
     
  4. I bambini
     Sarebbero loro che costruiscono il tessuto sociale! Gli adulti cercano relazioni in funzione di interessi personali, diretti, particolari, settari; i bambini no! I bambini non fanno differenze sociali e di classe e, giocando, nelle strade e nelle piazze, connettono relazioni tra famiglie diverse e costruiscono tessuto sociale.

La «campagna» è il complementare di questa «città» sognata, persa, rifiutata.

Dobbiamo reinterpretare, reinventare, ricostruire la «campagna» per riscoprire la «città»: una nuova «città», che sarà di nuovo il risultato di una continua ricostruzione e sovrapposizione in funzione di una ritrovata coscienza civica.