Programma
Pietro Majno-Hurst
Beppe Savary-Borioli
Laure Kaspar
Olivia Pagani
Maurizia Franscini Cavalli
Violetta Monaco
Rocco Vitale
Marco Noi
PROGRAMMA
- Ridurre drasticamente le emissioni di gas serra; implementare misure di adeguamento ai cambiamenti climatici già in corso.
- Accelerare la transizione ecologica con incentivi mirati.
- Proteggere il territorio dalla speculazione edilizia.
- Risanare il mercato del lavoro, eliminando precariato, dumping salariale, lavoro interinale ed ogni forma di discriminazione fondata sul genere o su altri fattori identitari.
- Istituire progressivamente una settimana lavorativa di 4 giorni, a 8 ore giornaliere.
- Rafforzare l’AVS, mantenere le pensioni e colmare il divario pensionistico di genere.
- Migliorare la qualità del servizio pubblico grazie a migliori condizioni di lavoro, in particolare nel settore infermieristico.
- Realizzare esperienze di reddito di cittadinanza e di quote di energia per famiglia e per impiego.
- Istituire una cassa malattia unica pubblica con premi accessibili proporzionali al reddito e al patrimonio.
- Ridurre drasticamente i prezzi dei farmaci, creare un’azienda pubblica per la produzione di farmaci generici.
- Incentivare l’integrazione attiva di persone migranti e richiedenti l’asilo.
- Impegnarsi per un pacifismo attivo, diminuire le spese militari ed evitare l‘avvicinamento ad alleanze militari o forze straniere.
Pietro Majno-Hurst
Candidato al Consiglio Nazionale
LISTA Verdi e ForumAlternativo
Nr. 26
Se non ora, quando? I perché di una candidatura nella lista Verdi-Forum Alternativo.
Le recenti evoluzioni della questione climatica, la sofferenza delle fasce meno favorite, e le derive elettorali verso le destre populiste in Occidente mi hanno convinto ad anticipare l’impegno politico che avevo pensato rimandare alla pensione. Per cosa?
“Per una transizione ecologica immediata e radicale, finanziata dal capitale e dai redditi alti, nella quale siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni”.
Le parole sono scelte deliberatamente.
La crisi ecologica è un dato di fatto. Gli assi ambientali rispetto ai quali abbiamo sforato (riscaldamento climatico, perdita di biodiversità, acidificazione degli oceani, etc.)1 , sono elementi di natura biofisica, non politica, ed è ormai da incompetenti o da ciarlatani metterli in dubbio. Di natura politica è invece (e soltanto) il modello di transizione ecologica che vogliamo, cioè l’insieme delle azioni che dobbiamo intraprendere per rientrare nei confini della sicurezza ambientale.
Questa deve essere immediata. Agire dopo sarà sempre più difficile, e in certi casi impossibile, a causa delle reazioni a catena che si stanno instaurando con lo squilibrio degli ecosistemi (i cosiddetti punti di ribaltamento: gli incendi delle foreste, la liberazione del metano con lo scongelamento della tundra, per esempio). Questa deve essere radicale.
Bisogna essere liberi di mettere in discussione tutte le abitudini che ci hanno condotto in questa situazione: dall’alimentazione, alla mobilità, alla maniera di abitare, di prendere le decisioni politiche, o al volere una crescita economica a tutti i costi, e molto altro ancora. Il rischio altrimenti è di non essere efficaci in tempo utile. Il peggioramento negli ultimi cinquant’anni2 ha ben mostrato come sia illusorio affidarsi alle speranze che il progresso tecnologico e una politica dei piccoli passi risolveranno i problemi.
Finanziata dal capitale e dai redditi più alti: qui il discorso è ancor più risolutamente politico. Finanziata, piuttosto che “pagata” perché si tratta di un investimento, non di una spesa a fondo perso. Agire oggi costerà meno che riparare domani, o che non poter più farlo. Dal capitale e dai redditi più alti: è una questione di efficacia e di giustizia. Di efficacia perché è nel capitale e nei redditi alti che si trovano le energie economiche necessarie, ora spesso mal utilizzate (le prime 60 banche mondiali hanno investito 5’500 miliardi in energie fossili dagli accordi di Parigi del 20163), o nascoste dall’evasione fiscale, che non sarebbe difficile far emergere. E di giustizia, perché (con poche eccezioni) la “creazione di valore” si accompagna di un vero e proprio debito ecologico, debito che chi può deve ora rimborsare.
Nella quale siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni.
La parte più povera della popolazione (nazionale e mondiale), tra l’altro più esposta agli effetti della crisi ecologica, non può e non deve essere lei a pagare il cambiamento, e deve poter attraversarlo senza ulteriori sacrifici. Quantità e qualità sufficienti di cibo, vestiario, alloggio, energia, igiene, salute, istruzione, sicurezza e giustizia devono essere accessibili a tutti, non venir sacrificate da una logica di mercato che impoverisce molti a profitto di pochi.
In modo simile devono essere protetti i beni comuni (dalle foreste, agli ospedali, alle scuole, alle infrastrutture, al paesaggio, etc.) mettendo fine alla privatizzazione e alla degradazione di ciò che appartiene alla collettività, com’è stato negli anni del capitalismo ultraliberale nel quale il mondo ha derivato.
Nei miei campi di lavoro specifici, salute e insegnamento, vorrà dire impegnarmi per aumentare la qualità delle cure ai pazienti, per migliorare le condizioni di lavoro del personale e per mettere più energie nella formazione delle nuove leve; campi oggi minacciati da chi non vuole investire le risorse finanziarie necessarie a costruire un presente più giusto e un futuro più sicuro.
L’elemento incoraggiante è che tutto questo è possibile: sappiamo già fare quello che è necessario fare, e abbiamo le risorse economiche, materiali e umane per farlo. Mettiamoci al lavoro.
Pietro Majno-Hurst, Brissago, 15.08.2023
Una versione più articolata e annotata di questo testo è disponibile su www.majno.ch
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1. Rockström, J., Gupta, J., Qin, D. et al. Safe and just Earth system boundaries. Nature 619, 102–111 (2023). https://doi.org/10.1038/ s41586-023-06083-8
2. Simbolicamente, da quando il rapporto del Club di Roma ha esposto l’incompatibilità di una crescita economica che si vorrebbe infinita in un mondo finito.
https://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma
3. https://www.bankingonclimatechaos.org/
Beppe Savary-Borioli
Candidato al Consiglio Nazionale
LISTA Verdi e ForumAlternativo
Nr. 26
Perché mi candido al Consiglio Nazionale su una lista rosso-verde
Le sfide principali della politica di oggi sono di carattere globale. Perciò, persino chi sogna la sua Patria un’esclusiva “Isola dei beati”, sul modello di una “gated comunity”, oppure chi crede di poter vivere la sua Indipendenza in un “Ridotto nazionale”, non può sottrarsi a loro.
La crescente crisi climatica con i suoi effetti devastanti si manifesta anche sui “nostri” ghiacciai, boschi e prati, ma anche nell’abitato, con una meteo che alterna periodi torridi di siccità con altri di alluvioni. Altro che “isterismo climatico”! La natura soffre e anche noi che facciamo parte di essa di conseguenza non stiamo bene: assieme al riscaldamento generale, l’inquinamento dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e del suolo che produce i nostri cibi ci fanno ammalare. Se aggiungiamo a questo una molto possibile catastrofe atomica, sia essa dovuta all’uso civile o militare del nucleare, questa di certo non si ferma ai nostri confini.
Confini che le autorità svizzere cercano però di tenere il più possibile chiusi per chi sta molto peggio di noi e fugge da guerre, regimi oppressivi, carestia e fame. Certe volte il Governo Svizzero si mostra più accogliente: quando i profughi sono di pelle bianca e di fede cristiana.
Il capitalismo universale nella sua espressione ideologica neoliberista, con la sua sempre più spinta e sfrenata corsa alla massimizzazione del profitto, concentrato nelle mani di sempre più pochi, sfrutta ovunque e senza riguardo sia la natura che i suoi abitanti. La Svizzera non fa eccezione: la forbice tra ricchi e poveri anche da noi si apre sempre di più. Tutti questi fenomeni non sono causati da un oscuro destino, bensì risultato di scelte politiche precise.
La lotta degli sfruttatori contro gli sfruttati vede in chiaro vantaggio i primi, aiutati in questa lotta dalla penetrazione lampante o subdola di tutta la nostra vita e cultura dalla loro ideologia dominante attraverso tutti i canali mediatici a loro disposizione. Per noi la lotta si fa dura, è quella di Davide contro Golia.
Lottiamo per un altro mondo che è possibile. Un mondo senza sfruttamento, né della natura, né dei suoi abitanti. Un mondo gestito da processi democratici che devono basarsi però sull’uguaglianza e la parità di opportunità per tutti gli uomini e tutte le donne che abitano la nostra terra. Quello che deve valere a livello mondiale, deve valere anche nel nostro paese. Si tratta di abolire le disuguaglianze e le ingiustizie all’interno della Svizzera come a livello internazionale.
Neutrali sì, quando si tratta di non allearsi con i potenti, ma chiaramente no, quando si tratta di stare con gli oppressi.
Dobbiamo lottare per contribuire a cambiare in meglio il mondo, ma altrettanto la nostra Svizzera: sosteniamo il personale curante per delle condizioni di lavoro che permettono di stare meglio a loro e di conseguenza anche ai loro pazienti.
Continuiamo a batterci per una cassa malati unica e pubblica con premi secondo il reddito e la sostanza. Rivendichiamo un industria farmaceutica pubblica che produce i medicamenti generici che sempre più spesso mancano; abbassiamo i prezzi folli di tutti i farmaci come i prezzi troppo alti per i beni di prima necessità e il trasporto pubblico; quest’ultimo va privilegiato e rinforzato rispetto al traffico privato.
Difendiamo le pensioni e rinforziamo l’AVS. Facciamo ritornare posta e ferrovia a vere regie federali, al servizio degli utenti; togliamole dall’obbligo di fare profitto. L’accesso a una sanità pubblica di qualità dev’essere garantito a tutti secondo i loro bisogni, aboliamo le perversioni del “mercato della salute” privato.
Difendiamo la scuola pubblica e una formazione di qualità. Chiediamo forte di lavorare meno – senza riduzione del salario -, lottiamo contro la precarietà, il dumping salariale e vietiamo le perfide agenzie interinali.
Le periferie non siano più dominate dalla prepotenza economica dei centri e relegate a domicilio secondario di chi può permettersi un “Ferienhaus,” quando delle giovani famiglie non trovano abitazione primaria in valle, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Combattiamo la deleteria politica di risparmio dello Stato, frutto di continui regali fiscali ai ricchi a scapito dei bisognosi, giustificati con l’esasperata concorrenza tra i cantoni nel voler accaparrarsi dei contribuenti facoltosi, nella vana speranza del sognato “sgocciolamento”.
Il consiglio federale, aggirando il parlamento, ha trovato in una notte 259 miliardi di CHF per “l’operazione commerciale” della thatcheriana KKS che gli permise di consegnare CS a UBS. A noi si dice che non ci sono soldi per la lotta contro il cambiamento climatico, per sanità, socialità, formazione, ricerca e trasporto pubblico. Soldi che sarebbero più necessari che mai onde investire nel presente di tutti noi ma soprattutto nel futuro dei giovani.
Da “vecc duttur” penso di avere esperienza di mestiere e di vita per poter dire a Berna la mia, anzi: la nostra. Rosa Luxemburg, “la rosa rossa”, ci ammonisce: “Chi lotta può anche perdere, chi non lotta ha già perso.” Lottiamo!
Laure Kaspar
Sottolista
LISTA Verdi e ForumAlternativo - Sanità
Nr. 1
Perché mi sono candidata alle elezioni federali? Dopo essermi candidata alle elezioni cantonali, dove ho contribuito a sostenere e a far conoscere le richieste nazionali delle infermiere e infermieri a livello ticinese, mi sono resa conto che questa esperienza mi ha permesso di imparare molto sia a livello personale sia a livello sociale quindi ho deciso di candidarmi e rinnovare il mio impegno.
La politica ha cominciato realmente a interessarmi qualche anno fa, mentre studiavo le cure infermieristiche in Vallese e poi quando sono andata un semestre all’Università Laval in Canada. Sono stata in particolare affascinata da un corso molto interessante che parlava del sistema sanitario canadese e di come fare politica per favorire un cambiamento positivo nella società. Mi ricordo ancora di un professore che esclamava forte a tutti gli infermieri in aula: “Facciamo tutti politica, anche non farla è un atto politico”. Questa frase mi ha colpita e mi fa tuttora riflettere.
In Svizzera siamo riusciti, durante questi ultimi anni, a fare passare la votazione sulle cure infermieristiche forti. Non era scontato e, malgrado l’applicazione reale di questa legge non sia ancora stata attualizzata integralmente, mi piace pensare che passo dopo l’altro la situazione cambierà. Dopo essere stata membro del consiglio di partecipazione nel settore sanitario per la Svizzera occidentale e rappresentante degli studenti HES-SO Valese (SUP svizzera occidentale VS) per le cure infermieristiche, ho deciso di proseguire i miei studi. Ho studiato con studenti, professori, ricercatori di diverse discipline delle HES-SO. Abbiamo spesso lavorato in gruppo per cercare delle strategie per mantenere una visione unitaria e crescere insieme. Al livello sanitario erano presenti tutti i mestieri SUP. Ho fatto degli studi in modo non lineare, grazie a questa possibilità in SUP, perché volevo imparare il tedesco e lavorare. Per questo motivo sono andata a Zurigo. Dopo essermi trasferita in Ticino, ho avuto la fortuna di continuare ad incontrare delle persone motivate che si impegnano per favorire un ambiente lavorativo adeguato, per concretizzare una visione unitaria, una buona strategia aziendale e nazionale.
Negli ultimi anni ho imparato soprattutto che il lavoro di squadra rende possibili le azioni. Da soli si può riflettere, ma il confronto delle idee e la combinazione di competenze rende tutto più semplice e motivante. Accanto alle mie esperienze come studentessa e come infermiera che sostiene la “Walk of care Ticino”, ci sono miei viaggi di volontariato che mi hanno consentito di avere una visione più ampia della realtà. Il mio primo viaggio di eco-volontariato risale a dieci anni fa in Asia, precisamente in Cambogia. L’obiettivo era di aiutare dei biologi marini nei loro studi, di raccogliere i numerosi rifiuti sotto acqua e sulle spiagge e di essere sensibilizzati verso il mondo marino in pericolo per colpa dei nostri comportamenti umani poco sostenibili (come, per esempio, la pesca eccessiva e senza regole). Questo succedeva dieci anni fa. E vediamo ancora oggi che a livello ecologico-ambientale si deve agire per non generare dei danni difficilmente riparabili. Salute umana, salute animale, salute ambientale sono tre elemen-
ti strettamente legati. Dopo questa esperienza in Asia, ho voluto continuare a fare volontariato altrove. Ho proseguito con diverse esperienze di volontariato in diversi paesi come la Tanzania, l’Irlanda, lo Sri Lanka e la Serbia. Le risorse e le leggi non sono le stesse in tutti paesi. Ma è anche vero che un paese industrializzato come la Svizzera merita di essere un buon esempio riguardo alla parità di genere (salario uguale), l’aiuto alle famiglie (più nidi e congedo di maternità/paternità di 6 mesi), la giustizia sociale. A livello ambientale, come già dimostrato dagli scienziati, è inutile ripetere che c’è un bisogno urgente di diminuire il consumo di energie fossili.
Per finire se mi chiedete perché sarei una buona candidata, la mia risposta sarebbe: perché non sono da sola, perché c’è bisogno di avere più donne in politica e di rendere interessante la politica ai giovani.
Olivia Pagani
Sottolista
Verdi e ForumAlternativo - Sanità
Nr. 1
La pandemia ha dimostrato come la vulnerabilità dei sistemi sanitari influenzi anche il progresso economico, la fiducia nei governi e la coesione sociale.
I sistemi sanitari erano impreparati. In Svizzera, la spesa per la prevenzione sanitaria, nel 2019, rappresentava solo il 2,7% della spesa sanitaria totale. I sistemi sanitari erano a corto di personale, in Ticino in particolare, dove la nota dipendenza da operatori sanitari frontalieri ha ulteriormente complicato la diffusione e la gestione della pandemia.
Il promesso potenziamento delle strutture e degli operatori sanitari (medici e soprattutto infermieri) non è stato ancora attuato, in passiva attesa della prossima emergenza.
Un’altra debolezza del sistema sanitario svizzero riguarda le franchigie. Molti scelgono una franchigia elevata per abbassare i premi, pagando buona parte delle spese mediche di tasca propria. Sempre più persone con franchigie elevate decidono di non rivolgersi al medico tempestivamente per motivi finanziari, con risultati disastrosi anche per la salute pubblica collettiva.
Un problema acuto e in peggioramento è anche la carenza di tutti i tipi di farmaci, da ricondurre alla complessa catena di approvvigionamento ma anche alla decisione di alcune aziende svizzere di NON produrre/commercializzare farmaci che non garantiscano un guadagno adeguato (per es. alcuni farmaci oncologici e antibiotici).
La crescente fragilità e insicurezza sociale degli strati meno abbienti della popolazione è, secondo me, alimentata, oltre che dai problemi del mondo del lavoro (precariato, dumping salariale, etc.) anche dalle accennate debolezze del nostro sistema sanitario.
L’insicurezza sociale concima l’intolleranza verso il diverso, i migranti, i rifugiati, accusati del peggioramento della vita quotidiana, scappatoia per evitare la discussione sulle vere cause.
Questa continua deriva della nostra società mi ha convinta a ricandidarmi.
Maurizia Franscini Cavalli
Sottolista
Verdi e ForumAlternativo - Sanità
Nr. 1
Nel mio ruolo di psichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza sono confrontata quotidianamente con un aumentato senso di malessere giovanile.
Come ha dimostrato il recente studio sulla salute mentale condotto dell’osservatorio svizzero della salute, OBSAN, i disturbi psichici sono generalmente aumentati in tutta la popolazione svizzera, ma soprattutto tra i giovani, con un picco notevole tra le giovani donne tra i 18 e i 24 anni. Le cause sono molteplici e legate anche alle problematiche della nostra società, troppo competitiva, destabilizzante.
Nella maggior parte della Svizzera, abbiamo bisogno di più posti di cura nella psichiatria ambulatoriale e ospedaliera. Sono necessarie nuove offerte di presa a carico, aperte e interdisciplinari.
Non dobbiamo solo curare, ma dobbiamo anche perseguire la prevenzione e la promozione della salute.
Per questo, i modelli di finanziamento devono cambiare. Sono ancora orientati alla degenza ospedaliera, mentre l’assistenza ambulatoriale è sotto finanziata e la prevenzione trascurata.
Un altro punto fondamentale è la mancanza di personale nell’ ambito della sanità: La Svizzera deve cambiare strategia e promuovere la formazione di medici e infermieri e non rendere l’accesso in questi ambiti il più possibile difficile o poco attraente.
C’è ancora molto da fare, con la mia candidatura mi metto a disposizione per dare il mio contributo in questo senso. Investire in questo campo è assolutamente sensato e lungimirante.
Curriculum Vitae
Sono nata il 28.8.1969 ad Ascona. Dopo la maturità presso il Liceo Cantonale di Locarno, ho studiato medicina prima a Berna e poi a Zurigo, conseguendo il diploma nel 1995. Nel 2006 ho ottenuto la specializzazione (FMH) in psichiatra e psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza. Dal 2000 lavoro presso la clinica psichiatrica universitaria di Zurigo, dove attualmente ricopro il ruolo di primario.
Vivo a Zurigo con mio marito, Andrea, e i nostri due figli Mira e Nilo.
Violetta Monaco
Sottolista
Verdi e ForumAlternativo - Sanità
Nr. 1
Biografia
Mi chiamo Violetta Monaco, sono nata nel 1991 a Tegna e ho 32 anni. Ho frequentato le scuole obbligatorie nelle Terre di Pedemonte e le Scuole Medie a Losone.
Ho in seguito frequentato il Liceo di Locarno, ottenendo la maturità nel 2010. Dopo un periodo di stage all’Ospedale alla Carità, ho deciso di intraprendere la professione di infermiera. Ho quindi frequentato la Supsi a Manno, e ho terminato la mia formazione nel 2016 con un bachelor in cure infermieristiche.
Sono stata assunta all’ Ospedale “La Carità” di Locarno, dove lavoro da 7 anni e mezzo. Ho lavorato in più reparti, le esperienze fatte mi hanno permesso di conoscere meglio questa professione. Nel 2021 l’EOC mi ha concesso di perseguire la mia formazione alla Supsi di Manno, dove nel 2022 ho conseguito il DAS in Salute Mentale e Psichiatria. Attualmente lavoro all’Ospedale “La Carità” nel reparto Medicina interna, con un grado di occupazione dell’80%.
Da qualche mese ho preso il domicilio a Gerra Cugnasco e vivo ad Agarone.
Motivazione alla mia candidatura
Ho dato la mia disponibilità per la lista VERDI e ForumAlternativo – Sanità per dare sostegno alla lista e per dare voce alla mia professione di infermiera.
Sono fiera della scelta di questo percorso professionale, perché mi permette di crescere giorno dopo giorno confrontandomi con le cure mediche in continua evoluzione, le opinioni di tutto il personale coinvolto nel settore sanitario e il vissuto dei pazienti.
Questa professione però richiede anche molti sacrifici fisici e mentali, come per esempio l’esigenza di flessibilità nei turni di lavoro che cambiano costantemente e che limitano la nostra vita personale. L’esperienza della pandemia ha permesso ai cittadini e alle autorità di rendersi pienamente conto dell’immenso valore del nostro mestiere. Tuttavia, sul piano legislativo il nostro lavoro non è ancora riconosciuto e valorizzato come merita.
Per queste ragioni ritengo fondamentale che le voci e le esperienze del personale infermieristico risuonino nelle aule della politica federale. Con questa mia candidatura intendo sottolineare l’urgenza di una rapida attuazione dell’iniziativa “Per cure infermieristiche forti” sostenuta dalla popolazione in votazione popolare lo scorso novembre.
Neutralità: facciamone un valore!
Rocco Vitale
Candidato al Consiglio Nazionale
LISTA Verdi e ForumAlternativo
Nr. 26
In questi giorni di celebrazione del 175 esimo anniversario della Costituzione federale e della Svizzera moderna, rappresentanti di tutti i partiti borghesi fanno a gara nell’elencare le tradizioni che starebbero alla base del “modello di successo svizzero”, e che non andrebbero perciò scomodate.
Dimenticano, però, nei loro panegirici sul “Sonderfall” elvetico, che le tradizioni più resilienti sono quelle che riescono continuamente a reinventarsi, adattandosi ai cambiamenti storici e sociali in corso. È così per la (semi)democrazia diretta – che all’inizio escludeva rappresentanti della popolazione operaia e delle donne, solo per citare due categorie di “esclusione”, ed è così anche per la neutralità.
O dovrebbe. Sì, perché tra chi accetta l’idea di sacrificarla per permettere la riesportazione di materiale bellico verso l’Ucraina e chi ne ha una concezione molto isolazionista (salvo per fare affari in tutto il mondo!), a mancare nel dibattito pubblico è proprio una “terza via”. Se è vero che la neutralità è stata strumentalizzata a più riprese nella storia per giustificare il perseguimento di scopi poco nobili, essa ha anche permesso alla Confederazione di fungere da intermediario tra parti in conflitto e di offrire aiuti umanitari.
Ed è proprio questo orientamento pacifista e umanitario che occorre rafforzare, particolarmente in una fase storica in cui il sistema multilaterale rischia di implodere. Se la neutralità deve servire la promozione della pace, occorre realizzare una politica estera coerente in tutti i settori e in tempi di guerra come di pace. Questo significa impegnarsi globalmente per il disarmo e la demilitarizzazione (partendo dallo smantellamento dei vari complessi industriali-militari), Ma significa anche rimettere in discussione il nostro modello finanziario ed economico, che spesso esternalizza i costi e i danni sociali ed ambientali nei Paesi del Sud Globale, contribuendo a creare condizioni propizie allo scoppio di conflitti e alla destabilizzazione di intere regioni.
È dunque necessario implementare la responsabilità delle imprese, allineare i flussi finanziari del nostro Paese agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile, investire a sufficienza nella cooperazione allo sviluppo, e impegnarsi per la sicurezza alimentare, aumentando gli aiuti umanitari e i finanziamenti all’ONU e alle ONG che operano in tale settore. In questi anni di sconcertante accelerazione della crisi climatica, per garantire la Pace e la causa umanitaria è almeno altrettanto necessario impegnarsi per prevenire e contrastare i danni causati da fenomeni meteorologici sempre più estremi. Lo vediamo ora in Libia, a pagare i costi più gravi delle alluvioni sono le fasce più povere e le persone migranti, e alla tragedia attuale rischia di seguirne un’altra per le tensioni sociali e i conflitti che stanno riesplodendo. Ora più che mai urge rievocare la tradizione di quella che Jakob Dubs, Consigliere federale zurighese dei primi anni della Svizzera moderna e primo Presidente della Croce Rossa svizzera, chiamava “neutralità attiva e solidale”.
Per una Svizzera solidale, fiduciosa e aperta al mondo
Marco Noi
Candidato al Consiglio Nazionale
LISTA Verdi e ForumAlternativo
Nr. 26
L’epoca che stiamo vivendo è assolutamente straordinaria. Mai come in questo tempo siamo stati confrontati con problemi ambientali, sociali e geopolitici che ci interrogano profondamente sul nostro modo di vivere, di produrre e di risolvere le tensioni economico/sociali che possono sfociare – come stiamo assistendo in Ucraina – in confronti bellici. La realtà ci mostra anche inequivocabilmente che la crescita ha raggiunto i propri limiti fisiologici e che le disparità non solo all’interno delle singole nazioni, ma anche fra le nazioni stesse, hanno raggiunto la pericolosa soglia che separa la convivenza pacifica dalla perenne conflittualità sociale, culturale, geopolitica ed ecologica.
La grande sfida che ci si pone davanti è quella di ripensare il nostro sistema economico/produttivo e le sue regole di ridistribuzione, affinché non nuoccia all’ambiente e agli ecosistemi dai quali esso dipende e affinché possa ripartire equamente la ricchezza prodotta così da non creare tensioni sociali e politiche nei popoli e tra i popoli. Un sistema in somma nel quale la natura e le società possano rigenerarsi e non degenerare.
Ma cosa può metterci la Svizzera in questo discorso? Tanto. Abbiamo conoscenze politiche, economiche, finanziarie e tecnologiche. Siamo un laboratorio a cielo aperto per costruire una convivenza ecologica tra società, culture, nazioni e ambiente. Ma in questa costellazione c’è chi propugna una Svizzera meschinamente chiusa su sé stessa a difendere il proprio benessere esclusivo. Una Svizzera noncurante delle sorti di chi sta attorno, come se il nostro benessere non dipenda anche dal benessere di tutte le altre nazioni. La recente costituzione del BRICS Plus non può non farci riflettere. Perché mai altre nazioni non debbano godere del benessere di cui noi godiamo? Vogliamo andare verso uno scontro tra popoli, culture e economie, oppure seguire quanto auspicato dalla nostra Costituzione e costruire una confederazione di stati solidali e consci delle responsabilità verso il creato, verso altri popoli e verso le future generazioni? Forse proprio la storia della Svizzera – di cui festeggiamo quest’anno il 175 esimo della sua Costituzione, arrivata dopo la guerra del Sonderbund – ha ancora qualcosa da insegnare. Libertà e democrazia, indipendenza e pace, spirito di solidarietà e di apertura al mondo. Ben prima del principio di neutralità, la Confederazione si fonda su altri valori ed ambizioni.
Forse dovremmo semplicemente rileggere il Preambolo della nostra Costituzione per capire in che direzione governare il nostro Paese.