Assieme alla crescita che sembra quasi inarrestabile delle ingiustizie sociali, la crisi climatica rappresenta l’altro grave pericolo che incombe attualmente sulla nostra società. In queste colonne ne abbiamo parlato spesso, sia per quanto riguarda l’aumento quasi criminoso d’investimenti bancari nelle trivellazioni per cercare nuove sorgenti d’energia fossile (addirittura in una zona sensibile come l’Artico! Come le banche distruggono il clima artico Quaderno 35) che in riferimento all’aumento sempre più marcato della mortalità a seguito della crisi climatica (Fermiamo il cambiamento climatico, per il bene della nostra salute Quaderno 37). Questa crisi sta sconvolgendo anche il mondo animale con un aumento vertiginoso delle probabilità di sviluppo di nuove zoonosi, come è stato il caso per la pandemia da Covid.

Nel Quaderno 45 Siamo ormai all’ecocidio/ Compagnie petrolifere scatenate nel distruggere il pianeta abbiamo poi almeno parzialmente riprodotto un’ampia documentazione pubblicata da Le Monde, nella quale si dimostrava come le società petrolifere, passata la crisi pandemica, hanno ormai completamente dimenticato le promesse che avevano allora fatte e si sono anzi addirittura buttate a capofitto nell’incrementare nuovi prodotti energetici d’origine fossile.

Di fronte a questo pericolo sempre più evidente che incombe sull’umanità, la comunità scientifica ha fatto ricorso ad un’iniziativa inusuale: il 26 ottobre 200 riviste scientifiche, soprattutto del settore medico, hanno pubblicato un editoriale comune intitolato “È ora di affrontare la crisi climatica e la crisi ambientale come un’unica indivisibile emergenza di salute globale”. Come già avvenuto per la pandemia, secondo i firmatari l’OMS (l’organizzazione mondiale della sanità) dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza sanitaria internazionale per coordinare la lotta a difesa del clima e degli ecosistemi. L’idea è nata da K. Abbasi, medico e direttore del British Medical Journal, che ha convinto non solo colleghi delle testate più conosciute (come The Lancet o il New England Journal of Medicine), ma ben 200 editori in capo di altrettante riviste scientifiche.

Nel mirino degli scienziati c’è la miopia dei leader politici e delle organizzazioni sovranazionali, come è ormai stato messo in evidenza con l’insuccesso di tutte le ultime riunioni internazionali dedicate al clima. Secondo tutta una serie di studi scientifici, il cambiamento climatico è destinato a diventare il principale fattore di perdita degli ecosistemi, superando la deforestazione ed altri effetti dovuti allo sfruttamento del suolo. Tutto ciò ha un impatto notevole per la salute umana ed è per questo che con questa iniziativa molto inusuale si auspica che l’OMS prenda l’iniziativa.

Nella sua storia, l’OMS ha dichiarato lo stato di emergenza globale solo per alcuni virus particolarmente pericolosi. Il regolamento interno, tuttavia, non richiede che la crisi sanitaria sia causata da un agente patogeno, ma che sia grave e che superi i confini nazionali. Tutto ciò sta sicuramente avvenendo per la crisi degli ecosistemi e per quella parallela climatica, che molti scienziati ormai descrivono come la “possibile sesta estinzione di massa”. C’è da sperare che il tema venga affrontato con decisione alla prossima assemblea generale dell’OMS fissata per il maggio 2024, anche se è evidente che i grandi interessi finanziari internazionali, le compagnie petrolifere e le banche faranno di tutto affinché ciò non avvenga.