Il popolo svizzero dovrà esprimersi sui progetti di ampliamento della rete autostradale. Più strade invece di trasporto pubblico. Sono infatti state consegnate le centomila firme del referendum contro il potenziamento delle autostrade, promosso dall’Associazione Traffico e Ambiente (ATA) e sostenuto da un’alleanza di 29 organizzazioni. Un risultato positivo che rappresenta un primo passo nella lotta contro “l’eccessivo, obsoleto e costoso ampliamento delle autostrade”, come afferma ATA: “Il Parlamento vuole spendere 5 miliardi di franchi per il più grande ampliamento autostradale degli ultimi anni. Ma come tutti sanno, più strade portano più traffico automobilistico. La cosa giusta da fare sarebbe utilizzare i miliardi per rafforzare il trasporto pubblico e ampliare le piste ciclabili, anche per biciclette elettriche”.

Il referendum combatte le spese votate in autunno dal Parlamento. Ma non finisce qui. I paladini della strada hanno nel frattempo deciso altri investimenti miliardari, che prevedono di allargare ad almeno tre corsie per senso di marcia l’autostrada A1, tra Berna e Zurigo e tra Ginevra e Losanna.

Significativo il tenore del dibattito al Consiglio degli Stati. Il falco UDC Werner Salzmann ha affermato che è impossibile spostare il traffico sui mezzi pubblici perché “questi non hanno le capacità necessarie”. Una dichiarazione che equivale a una presa in giro. Coloro che da sempre favoriscono il trasporto privato e negano finanziamenti al trasporto pubblico si giustificano in questo modo? Affermano che il trasporto pubblico è lacunoso, mentre sono loro che lo mantengono tale!

Più strade equivale a più traffico. È una storia vecchia, dimostrata in centinaia di casi, ma i nostri politici fanno finta di niente, anche perché abituati a porre i propri interessi davanti alle evidenze scientifiche. Aumentare la capacità delle strade per il traffico motorizzato porta a un incremento degli ingorghi. Lo ha spiegato il matematico tedesco Dietrich Braess nel 1968 con uno studio in cui affermava: “Se ogni autista sceglie il percorso che ritiene più favorevole, il tempo di percorrenza risultante non è obbligatoriamente quello minimo. Inoltre, è dimostrabile con un esempio che un’estensione della rete stradale può causare una ridistribuzione del traffico che si traduce in singoli tempi di esecuzione più lunghi”. Si tratta del paradosso di Braess, perché spiega un aspetto che, di primo acchito, può sembrare controintuitivo. Quindi l’autostrada Berna Zurigo, anche a sei corsie, dopo un po’ di tempo sarà intasata tanto quanto lo è oggi.

Una conferma di questa tendenza l’abbiamo anche in Ticino con il progetto di potenziamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio (Polume). I Verdi del Mendrisiotto hanno rivelato a metà gennaio che l’Ufficio delle strade nazionali (USTRA) ha ammesso, rispondendo a una loro richiesta, che Polume “provocherà un incremento del traffico nel Mendrisiotto”. Su alcuni tratti della strada cantonale ci sarà una diminuzione, ma sull’autostrada, con le corsie dinamiche, ci saranno più auto e più autocarri. E Mendrisio si profila come la città maggiormente penalizzata. Insomma: “1,8 miliardi di franchi e 12 anni di cantieri che metteranno in ginocchio il Mendrisiotto”, scrivono Nara Valsangiacomo e Jacopo Scacchi. Lo stesso presidente della Commissione dei trasporti della regione, Andrea Rigamonti, ha manifestato la sua preoccupazione: “Noi avevamo effettivamente segnalato che il Mendrisiotto poteva soffrire di fronte al Polume, nel senso che allargando le strade a nord ed essendoci i tappi delle dogane a sud, il Mendrisiotto avrebbe avuto maggior traffico”. Ecco confermato il paradosso di Braess da una fonte insospettabile, l’USTRA!

Vincent Kaufmann, direttore del Laboratorio di sociologia urbana del Politecnico di Losanna (EPFL) conferma le preoccupazioni di chi denuncia l’inutilità dell’ampliamento e del potenziamento della rete autostradale. “Una maggiore capacità della strada incita a un aumento della mobilità. – afferma Kaufmann – E se le infrastrutture stradali diventano più attraenti del treno, si crea evidentemente un trasferimento da un mezzo all’altro”. Per il sociologo sarebbe importante coordinare il telelavoro per fare in modo che le strade siano alleggerite nelle ore di punta. In ogni caso, “è vero che il ritardo dello sviluppo ferroviario è inquietante. L’ingrandimento delle stazioni di Losanna e Ginevra non avverrà prima del 2038! E l’obiettivo di sviluppare la rete ferroviaria per rispettare l’Accordo di Parigi (sul clima n.d.r.) non è preso sul serio”.

Infatti. Il treno è fermo, o quasi, la strada si moltiplica. Un altro esempio che ci riguarda da vicino. Il Consiglio federale ha chiarito poche settimane fa che non è previsto l’ampliamento di Alptransit a sud di Lugano, una delle rivendicazioni ticinesi. “Nell’elaborare la fase di ampliamento 2035 la necessità di ampliare il corridoio Lugano Chiasso non è stata rilevata”. Il portavoce delle FFS ha confermato a La Domenica che l’ampliamento non è previsto dalle FFS perché “non vi è una necessità oggettiva di aumentarne la capacità”. Remigio Ratti, economista esperto di trasporti, afferma che la scelta delle FFS e dell’Ufficio federale dei trasporti “manca di visione” ed è un “criterio ottuso”. Secondo Ratti, “la Svizzera è ferma, mentre l’Italia, ad esempio, si sta muovendo, dato che ha deciso di investire sulla linea Milano Chiasso entro il 2035”.

Insomma, la Svizzera privilegia il traffico motorizzato su gomma invece di puntare sulla ferrovia, che nel nostro paese dispone di una rete capillare. Il monitoraggio dell’asse del San Gottardo dell’Ufficio federale dello sviluppo (ARE), pubblicato a metà gennaio, conferma il successo della ferrovia. “Le gallerie di base del San Gottardo e del Monte Ceneri hanno permesso un aumento del traffico passeggeri e merci che a loro volta hanno favorito lo sviluppo economico e territoriale delle zone interessate”. Dal 2016 al 2019, prima della pandemia, il numero di passeggeri della ferrovia è aumentato del 28% e al contempo il numero di persone che hanno varcato il San Gottardo su strada (passo e galleria) è diminuito del 2%, afferma l’ARE. Se il trasporto pubblico offre servizi di qualità gli utenti ne approfittano.

Sul referendum che intende bloccare il potenziamento delle autostrade si potrebbe votare già a giugno. Un’occasione importante per ribadire che le strade sono incompatibili con gli obiettivi climatici, creano più rumore e più sporcizia, cementificano e distruggono preziosi terreni pregiudicando la biodiversità.

Il consigliere nazionale socialista Bruno Storni invita a impegnarsi per “sconfiggere la campagna multimilionaria della lobby automobilistica”. “Nemmeno un anno fa – scrive Storni – la popolazione ha votato chiaramente a favore della legge sul clima e sull’innovazione. Abbiamo in cantiere o in progettazione potenziamenti ferroviari per circa 10-15 miliardi di franchi. Ciononostante i partiti di centrodestra vogliono ampliare le autostrade. Questa non è una politica sostenibile e contraddice gli obiettivi ambientali della Svizzera”.