Problemi con i versamenti della Banca Nazionale a Confederazione e Cantoni

 

Come giudica il fatto che sia la Banca Nazionale a decidere, indipendentemente da tutte le istanze politiche, se versare una parte dei propri utili alla Confederazione e ai Cantoni, in base ai suoi risultati annuali?

“Anzitutto, la Confederazione e i Cantoni dovrebbero finanziare la totalità delle loro spese correnti tramite le imposte, invece di continuare a ridurre l’imposizione fiscale dei contribuenti più facoltosi senza alcun effetto benefico per l’insieme dell’economia e facendo registrare dei disavanzi pubblici che poi inducono la maggioranza politica a fare dei tagli dolorosi nella spesa pubblica. Tuttavia, in periodi problematici come quello attuale, la Banca Nazionale dovrebbe distribuire ai Cantoni e alla Confederazione una parte delle sue riserve per evitare i suddetti tagli e le loro conseguenze negative sul piano economico e sociale, che danneggiano anche la reputazione della Banca Nazionale presso la popolazione residente in Svizzera. 

L’indipendenza della Banca Nazionale dalle istanze politiche, sancita dalla Costituzione federale e dalla Legge federale sulla Banca Nazionale, non significa che l’autorità monetaria non possa decidere di versare ai Cantoni e alla Confederazione una parte dei propri utili, siano essi stati ottenuti nel precedente anno contabile o accumulati nelle sue riserve e accantonati per un futuro utilizzo. 

Sia la Costituzione federale sia la Legge federale sulla Banca Nazionale, infatti, indicano che quest’ultima deve operare nell’interesse generale della Svizzera, tenendo conto dell’evoluzione congiunturale e contribuendo alla stabilità del sistema finanziario. Ora, è evidente che la situazione e le prospettive sul piano macroeconomico sono problematiche per l’insieme dei portatori di interesse nell’economia elvetica, a causa di numerosi fattori di varia natura – tra cui ci sono anche i conflitti bellici in Ucraina e nel Medio Oriente. Questa situazione appare molto inquietante anche per le istituzioni finanziarie – già scosse dal recente salvataggio di Credit Suisse grazie all’intervento della Banca Nazionale e della Confederazione. A questo riguardo, la distribuzione alla Confederazione e ai Cantoni di una parte delle riserve accumulate dalla Banca Nazionale contribuirebbe indirettamente a ridurre l’instabilità del sistema finanziario, come esige esplicitamente l’articolo 5, capoverso 2, della Legge federale sulla Banca Nazionale del 3 ottobre 2003.”

 

Indubbiamente soprattutto per i Cantoni non sapere se l’anno prossimo la Banca Nazionale verserà qualcosa nelle casse pubbliche rende difficile stilare un preventivo ragionevole per lo Stato. Non ci potrebbe essere un metodo più intelligente (tra l’altro proposto da varie fonti recentemente), per esempio effettuando un versamento minimo sia alla Confederazione sia ai Cantoni, che in ogni caso la Banca Nazionale potrebbe fare grazie alle enormi riserve che ha accumulato?

“Certamente. La convenzione tra la Banca Nazionale e il Dipartimento federale delle finanze non prevede attualmente questa possibilità. Visto però che questa convenzione dovrà essere rinnovata prossimamente, perché quella attuale scadrà alla fine dell’esercizio 2025, sarebbe intelligente che entrambe le istituzioni firmatarie iscrivano nella nuova convenzione un versamento minimo sia ai Cantoni sia alla Confederazione, anche per gli esercizi contabili nei quali la Banca Nazionale non registra alcun utile. Visto l’importo ragguardevole delle riserve accumulate dalla Banca Nazionale, sarebbe ragionevole iscrivere nella nuova convenzione tra le parti che questo versamento minimo sarà effettuato annualmente fintanto che le riserve di cui dispone la Banca Nazionale equivalgono a una certa percentuale del prodotto interno lordo. In questo modo, tanto la Confederazione quanto i Cantoni potrebbero stilare i loro preventivi annuali con la certezza di ricevere almeno questa quota degli utili accantonati dalla Banca Nazionale, senza perciò dover procedere con dei tagli alla spesa pubblica che danneggiano molti portatori di interesse nell’economia svizzera, ossia tante piccole e medie imprese, numerose famiglie e anche diverse istituzioni finanziarie orientate al territorio del nostro paese.”

 

Le riserve della Banca Nazionale sono enormi: che senso ha? Non sarebbe meglio spendere annualmente una parte di queste riserve per finanziare degli investimenti in progetti mirati o per versarle alla Confederazione e soprattutto ai Cantoni negli anni in cui la Banca Nazionale registra delle perdite nel proprio conto economico?

“Le riserve accumulate dalla Banca Nazionale dopo lo scoppio della crisi nella zona euro alla fine del 2009 sono sostanzialmente il risultato dei suoi interventi nei mercati valutari per evitare che il saggio di cambio del franco svizzero si apprezzasse in modo tale da danneggiare diverse imprese elvetiche che esportano i loro prodotti nella zona euro. Si tratta dunque di riserve ottenute grazie alla creazione monetaria, anziché a seguito dell’esportazione di beni o servizi. Diversamente dai paesi esportatori di petrolio, che guadagnano dei redditi grazie alla vendita di questo prodotto, la Banca Nazionale non ha venduto alcun bene o servizio in cambio delle riserve accumulate grazie alla creazione monetaria.

Bisogna dunque fare attenzione a non credere che le finanze pubbliche, siano esse federali o cantonali, possano foraggiarsi con gli utili registrati dalla Banca Nazionale a prescindere dalla fiscalità diretta che la Confederazione e i Cantoni devono attuare per finanziare correttamente le loro spese correnti. Resta il fatto che la politica finanziaria della Confederazione deve essere coordinata con la politica monetaria della Banca Nazionale, operando delle scelte che contribuiscano a soddisfare l’interesse generale nell’insieme dell’economia elvetica. Al momento, ciò non è il caso, visto che, di fronte alle crescenti difficoltà economiche di un numero rilevante di persone sia fisiche sia giuridiche, la Banca Nazionale non versa alcunché nelle casse pubbliche, né appare intenzionata a farlo fintanto che i suoi conti annuali registreranno delle perdite – dovute più alle proprie scelte di investimento errate che alle contingenze internazionali di ordine geopolitico.”

 

Bisognerebbe quindi obbligare per legge o costituzionalmente il Consiglio Federale e la Banca Nazionale a coordinare la politica finanziaria della Confederazione e quella monetaria della Banca Nazionale?

“Sin dallo scoppio della crisi finanziaria globale nel 2008, è apparso sempre più evidente che una coordinazione delle politiche monetarie e finanziarie delle istituzioni nazionali sia tanto necessaria quanto importante per affrontare e risolvere correttamente i problemi di ordine macroeconomico – tra cui si annoverano sempre più frequentemente le insolvenze di istituti bancari importanti entro i confini nazionali se non anche nell’economia globale.

Due sono le sfide maggiori che le istituzioni politiche e le autorità monetarie dovranno affrontare a lungo termine: sia la transizione ecologica sia la resilienza del settore bancario necessitano di un coordinamento durevole tra la politica monetaria e quella finanziaria – in Svizzera come nelle altre cosiddette economie «avanzate». Per la prima, la Banca Nazionale deve essere obbligata sul piano legale, o addirittura a livello costituzionale, a fare delle scelte di politica monetaria favorevoli all’ambiente, modulando i suoi interventi e utilizzando gli strumenti a sua disposizione per indurre sia le istituzioni finanziarie sia le imprese a compiere la transizione ecologica. A questo riguardo sarebbe possibile versare alla Confederazione e ai Cantoni una parte delle riserve accumulate dalla Banca Nazionale, vincolando questo versamento alla spesa pubblica per degli investimenti nella transizione ecologica dell’economia elvetica. Tali investimenti da parte dello Stato rappresenterebbero un segnale inequivocabile per le imprese private, che questo è il sentiero di sviluppo e di crescita dell’economia svizzera. Ciò rafforzerebbe anche la stabilità e la resilienza del settore bancario in Svizzera conformemente all’articolo 99 della Costituzione federale e all’articolo 5 della Legge federale sulla Banca Nazionale.”

 

È ora di diminuire l’indipendenza della BNS e di assoggettarla maggiormente al controllo politico?

“L’indipendenza della Banca Nazionale non significa che l’autorità monetaria possa occuparsi solo della stabilità dei prezzi al consumo – un compito che, evidentemente, non è in grado di svolgere in quanto esula dalle proprie capacità operative, sebbene siano ancora in molti a credere il contrario e a pretendere che questo sia l’unico obiettivo che la Banca Nazionale debba avere nel suo mandato.

Dal 2008 innanzi è apparso sempre più evidente che le scelte di politica monetaria siano state prese nell’interesse delle élites finanziarie, a discapito dell’interesse generale nell’insieme dell’economia. Sia la soglia di cambio introdotta a sorpresa dalla Banca Nazionale il 6 settembre 2011, sia la scelta di abbandonarla il 15 gennaio 2015 per sostituirla con la politica dei tassi di interesse negativi, sia i ripetuti rialzi del tasso di interesse direttore dal giugno 2022 innanzi hanno sempre beneficiato alle banche, che nel bene e nel male approfittano delle scelte di politica monetaria per massimizzare gli utili e socializzare le perdite che questi istituti finanziari registrano annualmente.

È ora di compiere una svolta per rendere la Banca Nazionale indipendente dalle banche – anziché essere indipendente dallo Stato – visto che quando una banca di importanza sistemica è prossima al fallimento, la Banca Nazionale non può astenersi dall’intervenire per evitare lo scoppio di una crisi bancaria di portata sistemica. Le questioni monetarie sono troppo importanti per essere lasciate in mano ai banchieri – siano essi attivi in un istituto privato o presso la banca centrale: la politica deve tornare ad esserne consapevole.”