Nella discussione piuttosto confusa su come finanziare i circa 5 miliardi di franchi che dovrebbe costare la 13esima AVS, hai rilanciato l’idea di introdurre una microimposta sulle transazioni elettroniche. Ce ne parli di nuovo?

“Si tratta di un’iniziativa popolare federale lanciata nel 2019 con l’intento di garantire alla Confederazione delle risorse fiscali rilevanti per finanziare la spesa pubblica con il prelievo di una microimposta sull’insieme dei pagamenti svolti senza denaro contante in Svizzera. Questa microimposta, la cui aliquota potrà essere situata tra 0,05‰ e 5‰, sarà pagata sia dall’acquirente sia dal venditore di ogni bene, servizio o titolo finanziario, se la transazione sarà svolta tramite una carta di credito, un bonifico bancario o una ‘app’ come Twint. Quando lanciammo l’iniziativa popolare federale, avevamo proposto di fissare un’aliquota tale da raccogliere delle risorse fiscali che avrebbero consentito di abolire l’imposta sul valore aggiunto (IVA), l’imposta federale diretta e la tassa di bollo.

L’eliminazione dell’IVA – che è un’imposta antisociale, dato che ogni persona, sia essa ricca, povera o del ceto medio, paga la stessa aliquota per l’acquisto di un bene qualsiasi – avrebbe permesso di ridurre i prezzi di vendita nel mercato dei prodotti, facendo così aumentare il potere d’acquisto soprattutto del ceto medio e di quello inferiore, la cui spesa nel mercato dei beni e servizi avrebbe allora aumentato le vendite da parte di molte piccole o medie imprese nel territorio svizzero. Inoltre, l’abolizione dell’IVA e dell’imposta federale diretta avrebbe semplificato sia la dichiarazione fiscale delle imprese sia quella delle persone fisiche, eliminando l’onere burocratico delle imprese quando devono raccogliere e trasmettere i dati alla Confederazione per il versamento dell’IVA.

Alla luce della crescente digitalizzazione in atto nell’economia svizzera, che porterà sempre più aziende a sostituire una parte della forza lavoro con l’intelligenza artificiale, questa microimposta permetterà di spostare il carico fiscale dal lavoro al capitale finanziario, che finora è poco o nulla imposto fiscalmente – anche perché una parte rilevante delle transazioni finanziarie sfugge alle autorità fiscali dato che è svolta nell’economia globale. Una microimposta sui pagamenti scritturali sarà un fattore importante per ridurre la volatilità dei prezzi nei mercati finanziari, contribuendo a ridurre la loro instabilità e dunque anche la fragilità delle istituzioni finanziarie, come è apparso a tutti evidente nei mesi precedenti il salvataggio di Credit Suisse nel marzo 2023.”

 

Le banche dicevano che questa microimposta farebbe scomparire buona parte della clientela estera e le rovinerebbe. Solite lagnanze o c’è qualcosa di vero in questo?

“Bisogna distinguere il grano dal loglio: fuori di metafora, si tratta di capire che alcune attività bancarie sono utili o addirittura indispensabili per l’ordinato funzionamento del sistema economico, mentre altre attività delle istituzioni finanziarie sono dannose per il bene comune. Una microimposta sul traffico dei pagamenti scritturali non farebbe male alle attività bancarie orientate all’economia reale. Si tratta di tutte le attività di credito e di gestione dei patrimoni della clientela privata, sia essa un’azienda o una persona più o meno benestante. Per esempio, quando una banca concede un prestito ipotecario, chi lo ottiene e paga l’acquisto di un immobile – sia esso di carattere residenziale o di natura commerciale – dovrà pagare questa microimposta per un importo pari a quanto pagherà anche il venditore di questo immobile. Per esempio, l’acquisto di una casa unifamiliare da 600’000 franchi implicherà inizialmente una microimposta di 30 franchi che sia il venditore sia l’acquirente di questa casa dovranno versare alla Confederazione; con l’aliquota massima, questa microimposta sarà di 3000 franchi. Per una famiglia del ceto medio che guadagna 100’000 franchi l’anno, l’abolizione dell’IVA con l’introduzione della microimposta comporterà un risparmio di circa 6000 franchi annui. 

D’altra parte, questa microimposta sarà prelevata sull’insieme degli operatori finanziari che svolgono giornalmente delle operazioni speculative ad alta frequenza, che non generano in alcun modo un indotto economico, né creano occupazione o delle ricadute fiscali positive per lo Stato. Sono queste operazioni che il prelievo di una microimposta potrebbe ridurre o spostare all’estero, dove tale prelievo fiscale non esisterebbe. Se ciò avverrà, tuttavia, sarà un bene per tutta l’economia svizzera: le banche sarebbero incentivate a orientare le loro attività verso chi fa impresa nell’economia nazionale, concedendo loro dei crediti commerciali con minore reticenza di quanto si osserva oggi, riducendo nel contempo i tassi di interesse su tali prestiti e anche la fragilità finanziaria dei bilanci bancari, ormai gonfi di titoli problematici per la stabilità della piazza elvetica.

La volatilità dei prezzi nei mercati finanziari – in cui gli attori principali speculano anche sui prodotti derivati dalle materie prime come i cereali, il petrolio e il gas naturale – sarebbe notevolmente ridotta, riducendo in tal modo anche l’incertezza che paralizza le scelte di investimento aziendali, a discapito dell’interesse generale anche per quanto riguarda il mercato del lavoro.”

 

Quando abbiamo lanciato, anche con l’aiuto del ForumAlternativo, l’iniziativa precedente sul tema, questa è fallita per poco, anche a causa della pandemia. Una delle ragioni fu però anche perché la sinistra non l’appoggiò, visto che nel testo dell’iniziativa si proponeva di abolire l’imposta federale diretta, considerata molto sociale. Pensi che una riedizione di questa iniziativa popolare potrebbe evitare questo trabocchetto?

“Si tratta di un punto debole dell’iniziativa popolare lanciata nel 2019, che può spiegare il mancato raggiungimento delle 100’000 firme necessarie per essere posta in votazione. Le aliquote dell’imposta federale diretta sono assai progressive, vale a dire che essa non pesa granché nelle tasche del ceto medio, andando a incidere maggiormente nelle tasche delle persone benestanti. Se prossimamente si deciderà di lanciare una nuova iniziativa popolare per proporre una microimposta sui pagamenti scritturali, allo scopo di portare nelle casse pubbliche i 5 miliardi di franchi necessari per versare una 13esima rendita AVS, sarà opportuno calibrare l’aliquota di questa microimposta senza voler abolire l’imposta federale diretta.

Viste le difficoltà e i problemi di carattere finanziario cui un numero crescente di persone è attualmente confrontato in Svizzera, non dovrebbe esser difficile raccogliere 100’000 firme nell’arco dei 18 mesi concessi a questo riguardo: si potrà facilmente spiegare al popolo che si tratta della migliore soluzione per finanziare l’AVS, piuttosto che aumentare gli oneri sociali versati in parti uguali dai lavoratori e dai loro datori di lavoro, considerando che far pagare 260 franchi in più all’anno a un lavoratore che guadagna uno stipendio mensile di 5000 franchi non è socialmente né economicamente una buona idea. A questo riguardo, sarebbe ancora peggio aumentare le aliquote dell’IVA per finanziare la 13esima AVS, essendo l’IVA un’imposta che si ripercuote negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie meno benestanti e quindi sulle attività economiche orientate al mercato nazionale, soprattutto per quanto riguarda il commercio al dettaglio, la ristorazione e gli eventi culturali.”

 

Si dice che sarebbe molto complicato e laborioso introdurre questa microimposta. Cosa ne pensi?

“Non è vero. La microimposta sul traffico dei pagamenti scritturali sarebbe prelevata in modo automatico ogniqualvolta viene eseguito un ordine di pagamento da una banca, in particolare senza alcun onere burocratico da parte dei soggetti economici imposti in tale modo dall’autorità fiscale. Se per esempio si acquista senza contanti un televisore in un negozio o su Internet al prezzo di 1000 franchi, sia l’acquirente sia il venditore di questo televisore saranno addebitati – senza alcun intervento umano – della microimposta, che inizialmente potrebbe ammontare a 5 centesimi: l’acquirente pagherà dunque 1000,05 franchi e il venditore riceverà 999,95 franchi per questo televisore e la Confederazione incasserà in totale 10 centesimi per questa transazione pagata senza denaro contante. Il venditore non dovrà occuparsi della burocrazia riguardante l’IVA, dal momento in cui essa sarà sostituita dal prelievo di questa microimposta, mentre l’acquirente non dovrà sobbarcarsi il pagamento dell’IVA, che attualmente è di 81,40 franchi per l’acquisto di questo televisore.

In realtà, oggi è molto più complicato e laborioso occuparsi di questa burocrazia legata all’IVA, piuttosto che pagare automaticamente una microimposta per la vendita di beni o servizi da parte di una impresa qualsiasi. Il personale che lavora nel settore privato per svolgere le pratiche burocratiche dell’IVA potrà allora dedicarsi con maggior tempo ed energia allo sviluppo delle attività aziendali, che sarebbero foriere di maggiori utili al netto della microimposta anziché dell’IVA.

Non è necessario far capo all’intelligenza artificiale per introdurre questa microimposta: basterà far installare nei computer in uso presso le aziende un programma informatico dedicato al prelievo della microimposta, ben più semplice dei ‘software’ usati per il prelievo dell’IVA – se non altro a causa del fatto che ci sono diverse aliquote dell’IVA, mentre ce ne sarà una sola se la nostra proposta di sostituirla con una microimposta fosse attuata sul piano nazionale.

In buona sostanza, si tratta di adeguare il sistema dell’imposizione fiscale all’evoluzione del sistema economico attuale, dettata dalla finanza di mercato e dalla digitalizzazione. I lavoratori, le piccole e medie imprese, il settore pubblico ma anche i pensionati avranno allora maggiori risorse finanziarie per il bene comune.”