Il 10 gennaio all’età di 83 anni ci ha lasciato il compagno Marco Krähenbühl, architetto di professione e tra i fondatori del Partito socialista autonomo (PSA). Figlio di un impiegato postale, Marco, pur avendo sempre difeso posizioni radicali, ha mantenuto per tutta la sua vita un tratto discreto e gentile, lungi dal narcisismo arrogante che in quegli anni ruggenti avevano contraddistinto alcuni dei figli della buona borghesia, rivoluzionari per un paio d’anni, per passare poi però al momento del riflusso dall’altra parte della barricata, cioè tornando a casa. Assieme a Pietro Martinelli, Tita Carloni, Tito Lucchini e Luigi Snozzi, Marco Krähenbühl era stato oggetto dal 1974 al 1987 (quando il PSA entrò in governo) a causa delle sue posizioni politiche ad un Berufsverbot, che gli impediva di lavorare per lo stato. Marco sopportò le difficoltà inerenti a questa difficile situazione senza fare compromessi.
Come ha ben ricordato Pietro Martinelli, nel suo dettagliato e caloroso discorso funebre, Krähenbühl fu un esempio di atteggiamento etico inflessibile, rinunciando ad ogni vantaggio personale ed avendo così tutto il diritto di denunciare la diffusa piaga della corruzione, come egli fece con molta determinazione nel 1979, quando scoppiò lo scandalo Losinger: il PST aveva ricevuto una regalia di 30.000 Franchi per attribuire un lavoro a questa ditta, anche se l’ offerta era superiore a quella di altri offerenti. È possibile che alcuni dei dibattiti di quegli anni ruggenti oggi non siano più attuali. L’inflessibile coerenza di Marco nel propugnare una politica dominata da valori etici e tutta rivolta al bene comune, dovrebbero invece servire ancora oggi da esempio alle nuove generazioni, soprattutto in un mondo sempre più preda di pescecani e di demagoghi, impegnati allo spasimo a massimizzare il loro profitto personale.