“L’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, saranno svolte a beneficio e nell’interesse di tutti i paesi, quale che sia il grado del loro sviluppo economico o scientifico, e saranno appannaggio dell’intera umanità”.

È il testo dell’articolo 1 del trattato sulle attività nello spazio extra-atmosferico concluso a Washington il 27 gennaio 1967 e approvato da quasi tutti i paesi membri dell’ONU, inclusi gli Stati Uniti. È una norma chiara e semplice, clamorosamente violata dal quasi monopolio dello spazio extra-atmosferico, acquisito di fatto da Elon Musk.

Molti dei satelliti in orbita intorno al nostro pianeta più di 7.000 – sono infatti satelliti Starlink, di sua proprietà, e si prevede che raggiungeranno presto la cifra di 12.000. È avvenuta quindi un’appropriazione privata dello spazio extra-atmosferico, che fa di Musk non solo la persona più ricca, ma anche più potente del mondo. È difficile calcolare una simile potenza, consistente nella gestione dell’accesso veloce a internet a livello globale e destinata a crescere in maniera esponenziale.

Molti stati già affidano ora alla sua gestione e al suo controllo le comunicazioni in tema di sicurezza pubblica, di materia militare, di protezione civile e addirittura di relazioni diplomatiche.

Basta pensare che l’esercito ucraino senza Starlink in breve tempo non sarebbe più operativo: forse è questa la ragione per cui Trump spesso diceva che potrebbe far finire quella guerra in 24 ore.

Come è potuto accadere tutto questo?

È chiaro che l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico da parte delle migliaia di satelliti di Musk (e non solo sue, ma anche di altri privati) non avviene come vorrebbe la norma del trattato “a beneficio e nell’interesse di tutti i paesi”.

Avviene nell’interesse esclusivo del signor Musk, che ha così acquistato una ricchezza e una potenza sconfinate. Ciò spiega anche la disinvolta arroganza con cui Musk interferisce nella politica di tanti paesi, basandosi sulla sua enorme potenza.

Il fenomeno Musk segnala una sorte di regressione premoderna allo stato patrimoniale dell’età feudale, quando la politica non si era separata dall’economia quale sfera pubblica ad essa sopra ordinata. Oggi siamo di fronte al diretto governo privato e al tempo stesso globale di settori fondamentali della vita civile e della vita pubblica.

Naturalmente tutto questo è contro il diritto, puramente e semplicemente ignorato dai mercati e dalla politica, che l’hanno sostituito con l’assoluta sovranità dei grandi poteri economici e finanziari privati. Naturalmente è inverosimile che a una simile perversione si opponga il nuovo presidente americano Trump, che grazie ai finanziamenti di Musk è stato eletto e che di Musk condivide l’ideologia.

Deboli, incerte e sostanzialmente impotenti sono state finora le proteste dell’Unione Europea e dei suoi paesi membri. E sì che il fatto di essere maggiormente in grado, almeno in linea teorica, di opporsi a simili perversioni rispetto alla debolezza di molte strutture delle singole nazioni, è forse una delle poche giustificazioni per l’esistenza di un governo continentale, come vuole essere l’Unione Europea.


Versione accorciata e parzialmente modificata
dell’articolo “Fascioliberismo, anche lo spazio privatizzato”
di Luigi Ferrajoli, il Manifesto, 9 gennaio 2025