Nelle scorse settimane nell’ambito di un convegno nazionale promosso da Unia a Olten è stato presentato e discusso il Manifesto delle cure. L’originalità del progetto risiede nel processo collettivo che ha coinvolto lavoratrici e lavoratori di case anziani delle tre aree linguistiche del Paese sostenuti da ricercatori della Supsi di Lugano e della Fachhoschule di Berna, che ha consentito la stesura del Manifesto. È un contributo importante, che per la prima volta ha posto le sensibilità delle salariate al centro del lavoro di analisi. Un testo che nasce quindi “dal basso” con l’ambizione di apportare un contributo al superamento della grave crisi che investe oggi il settore delle cure, i cui sintomi sono sempre più evidenti. Si pensi solo al numero di personale che lascia la professione, con tasso di turn over che nelle case anziani si attesta al 28%. Gran parte della frustrazione vissuta dal personale deriva nel non avere il tempo sufficiente da dedicare ai residenti. Una situazione grave, le cui conseguenze ricadono sulla qualità delle cure erogate e sul benessere dei residenti stessi.
Oggi nelle case anziani, per contenere al massimo l’aumento dei costi, il lavoro è sempre più standardizzato. Ciò si scontra con quella che è la logica del lavoro in una casa anziani e cioè di rispondere ai bisogni dei residenti quando essi si manifestano. Chi ha anche solo una superficiale conoscenza della realtà di una casa anziani sa che la giornata è caratterizzata da tutta una serie di imprevisti. E come sostiene la filosofa Anne Marie Moll, la logica del care che guida il lavoro quotidiano delle salariate di una casa anziani, implica di adattarsi in continuazione ai bisogni e alle urgenze che si manifestano. Questa situazione pertanto è assolutamente incompatibile rispetto ad un’organizzazione del lavoro sempre più standardizzata figlia di logiche puramente “contabili”.
La drammatica conseguenza di questo approccio contabile è di marginalizzare e sacrificare le dimensioni relazionali e umane tra residenti e personale. Nessuno meglio delle dipendenti conosce le soluzioni per superare la crisi. Questo è l’assunto di base per cui le dipendenti si sono riunite in diversi work shop e, sostenute dai ricercatori, hanno prodotto il Manifesto delle cure.
Concretizzare le soluzioni individuate impone un cambio di paradigma. Vanno certamente migliorate le condizioni di lavoro, ma va modificata l’organizzazione dei processi lavorativi, coinvolgendo il personale nella pianificazione dei processi di cura, col fine ultimo di rispondere ai bisogni dei residenti. Tutto ciò presuppone la disponibilità ad un migliore finanziamento delle cure. Un aspetto semplicemente centrale che dovrebbe rappresentare una vera e propria priorità dell’agenda politica e dello Stato. A seguito dell’evoluzione demografica (nel 2050 in svizzera avremo 1.1 milioni di persone over 80!), si rischia una
vera e propria implosione delle cure di lunga durata. Con conseguenze drammatiche per l’intera società. In fondo, la domanda che dobbiamo porci è semplice. I nostri genitori, i nostri nonni, hanno il diritto di vivere dignitosamente gli ultimi anni della loro esistenza? La risposta non può che essere positiva. Ma per realizzarla occorre avere delle soluzioni. Il Manifesto contiene delle visioni di quella che dovrebbe essere la realtà nel 2035. Tra le principali, si evidenzia che le cure di lunga durata debbano essere organizzate in funzione dei bisogni dei residenti.
Per arrivarci, occorre un’organizzazione del lavoro di cura partecipativa, che persegua la cosiddetta logica del care di cui si accennava sopra. Le persone coinvolte devono avere il tempo e disporre della flessibilità necessaria per pianificare e concretizzare le cure. Il personale deve essere in numero sufficiente perché il lavoro di cura sia finalmente riconosciuto come un pilastro della nostra società. La settimana lavorativa deve essere fissata a 32 ore. Questi sono solo alcuni dei punti elencati nel Manifesto delle cure, che vi invitiamo a leggere integralmente.
La popolazione è consapevole quanto la situazione sia insostenibile. Lo ha confermato il plebiscito in votazione popolare dell’iniziativa per cure infermieristiche forti. Ma ciò non basta. Per concretizzare la visione 2035 contenuta nel Manifesto è necessario promuovere un vasto dibattito all’interno delle case anziani e nella Società. Far sentire la” voce” del personale e favorire una partecipazione collettiva, è alla base di qualsiasi negoziazione. Porre la visione del personale al centro dei processi di cura e le cure quale vero e proprio tema di società, promuovendo solidarietà e costruendo un Alleanza non solo tra le diverse organizzazioni sindacali e professionali, ma coinvolgendo anche le realtà associative dei pensionati, dei pazienti e di tutti coloro che si battono per cure di qualità e che hanno a cuore la dignità dei nostri anziani. Questa è l’ambizione dei promotori del Manifesto. Il movimento sindacale è investito da una grande responsabilità. Unia lancerà una grande campagna di diffusione del Manifesto, organizzando una serie di iniziative e dibattiti per stimolare il dibattito politico sul futuro delle cure di lunga durata. La linea seguita sarà quella della logica di costruzione di alleanze. Solo creando una grande coalizione, si avrà la forza d’imporre la svolta necessaria nel superare la crisi, riconoscendo a tutte e tutti gli anziani il diritto a cure di qualità e una vecchiaia dignitosa. La sfida per il sindacato è enorme. Da un lato, dovrà continuare a svolgere il suo ruolo tradizionale, teso a migliorare le condizioni di lavoro. Dall’altro, dovrà scendere su un terreno in parte inesplorato, spingendo le salariate ed i salariati a impegnarsi in prima persona per trasformare l’organizzazione stessa del lavoro. Il Manifesto delle cure avrà un ruolo importante nel processo di cambiamento. Le salariate hanno indicato la via. Non ci resta che seguirla.