Il titolo riprende quello di un articolo molto ben documentato di Martino Rossi (La Regione, 13.09.2024), che secondo noi si addice molto bene al grande interesse, ma anche alle diffuse paure suscitate, pure a sinistra, dalla grossa affermazione elettorale nelle recenti elezioni regionali tedesche del partito creato solo otto mesi prima da Sahra Wagenknecht, il BSW.
Anche Silvano Toppi se ne occupa nella sua regolare colonna in Area (13.09.2024) sotto il titolo “Conservatori di sinistra”. Pure Martino Rossi riprende la definizione “conservatrice di sinistra”, come Sahra Wagenknecht lei stessa si è definita. È questa apparente contraddizione tra un programma sociale che potrebbe essere sottoscritto da Rifondazione Comunista ed una visione della società basata su una moralità severa e repressiva, che suscita sconcerto soprattutto a sinistra.
Ultimamente in un incontro avuto con alcuni compagni del ForumAlternativo, Vittorio Agnoletto, ricordando i tempi in cui entrambi erano eurodeputati del gruppo “The Left”, sottolineava come “con Sahra eravamo sempre d’accordo su tutto, salvo quando si parlava di politica della droga, di prostituzione, di eutanasia ed di temi simili”. In tutto ciò gioca sicuramente un ruolo fondamentale il fatto che la Wagenknecht sia nata e cresciuta anche politicamente nella DDR, dove i codici morali erano questi: come è il caso anche per quelli estetici, entrambi in fondo corrispondevano abbastanza ai sentimenti che allora prevalevano nella classe operaia. Tipico è anche il fatto che Sahra Wagenknecht, molto carismatica e telegenica nonché abilissima nei talk-show televisivi, in quest’ultimi si presenti sempre in tailleur severi ed ineccepibili, una tenuta che oggi molti definirebbero, se ci è permesso il termine, come “non sexy”. Fatto sta che i telespettatori tedeschi in tutti i sondaggi definiscono la Wagenknecht come la personalità politica che preferiscono, ciò che spiega in buona parte come in pochissimo tempo il suo movimento abbia potuto conseguire questi risultati elettorali.
Il tema però che divide maggiormente la sinistra quando si parla del BSW sono le posizioni sulla migrazione, dove rifiutando un atteggiamento dell’“apriamo le porte a tutti”, sembrerebbe fare un po’ il verso alla destra. In proposito nel Quaderno n. 49, abbiamo pubblicato una lunga intervista con Fabio De Masi, capolista di BSW per le elezioni europee, lui stesso figlio di un immigrato italiano.
Il titolo della sua intervista era un proclamo politico “Non credete alle bugie su cosa pensiamo della migrazione”. In quell’intervista De Masi partiva dalla costatazione che “la maggior parte delle persone fugge a causa delle guerre e delle difficoltà economiche e sociali, in gran parte causate dall’Occidente”. Questi problemi non si risolvono, secondo BSW, con la migrazione, ma cambiando il mondo: una posizione quindi sicuramente internazionalista, come dimostrato dal sostegno, molto difficile da difendere in Germania attualmente, alla causa palestinese. De Masi sottolinea come BSW vuole impedire che i migranti diventino vittime di un super sfruttamento, venendo usati per peggiorare il precariato ed il dumping salariale, ciò che causerebbe poi reazioni di tipo razzista nel mondo operaio tedesco. Quindi sono favorevoli a che le domande d’asilo vengano valutate in paesi terzi e che tutto avvenga in modo controllato ed organizzato, così da evitare che questi “debbano morire nel Mediterraneo”.
Come riconosce anche Martino Rossi, su alcuni aspetti di queste proposte c’è un margine di riflessione anche per la sinistra da noi. Anche se evidentemente non è poi facile evitare derive rosso-brune. Un altro aspetto di BSW su cui la sinistra si divide (basti pensare ai dibattiti in corso nel PD italiano, ragion per cui la posizione di Elly Schlein è, a dir poco, confusa) è quello sulla guerra in Ucraina, su cui Sahra Wagenknecht ha sempre avuto una posizione simile a quella del FA “Né con Putin, né con la NATO”. Quindi contraria ad ogni ulteriore riarmo di Kiev: quanto sta capitando ora, a men che non si voglia la guerra nucleare con la Russia, dovrebbe far capire che non ha tutti i torti. Oltretutto lei vede questo in chiave tedesca: una parte della crisi economica germanica è ora dovuta al fatto che prima ci si basava sul gas russo a buon mercato, mentre ora si è stati obbligati (e forse poi si capisce perché è stato sabotato, e non da Putin, il gasdotto Nord Stream 2) a comprare il gas americano molto più caro. Ma questo basta a coloro che continuano a sostenere la necessità di una sconfitta totale della Russia per definire Sahra Wagenknecht una putiniana. Pensando che tra meno di un anno ci saranno le elezioni generali in Germania, non c’è dubbio che la domanda “Chi ha paura di Sahra Wagenknecht?” continuerà ad essere molto presente nella scena politica e mediale internazionale. E non solo in Ticino.