A gennaio 2024 le lancette dell’orologio erano a 90 secondi a mezzanotte; diverse tendenze a livello globale continuano ad indicare una probabile catastrofe. Le fonti di instabilità sono numerose, dalla disuguaglianza economica in aumento all’accelerazione della crisi climatica passando alla corsa agli armamenti.
Dall’invasione dell’Ucraina nel 2022 Putin continua costantemente a minacciare di fare uso d’armi atomiche e nel maggio 2024 ha ordinato esercitazioni con armi nucleari tattiche vicino al confine ucraino. Il rischio che tali armi vengano effettivamente utilizzate è attualmente al livello della Guerra fredda. Il progresso tecnologico, la scadenza dei trattati internazionali di controllo degli armamenti (senza che essi vengano sostituiti od aggiornati) e la costante modernizzazione degli arsenali nucleari stanno purtroppo aumentando ulteriormente la probabilità di una guerra nucleare.
Il rischio di un’escalation nucleare è sempre più concreto: Cina, Russia e Stati Uniti stanno spendendo ingenti somme per espandere o modernizzare i propri arsenali nucleari, aumentando il pericolo sempre presente di una guerra nucleare dovuta ad errori umani o calcoli sbagliati. Altre potenziali crisi nucleari si stanno aggravando: l’Iran continua ad arricchire uranio, la Corea del Nord a costruire armi nucleari e missili a lungo raggio, mentre l’espansione nucleare prosegue in Pakistan e in India. La guerra a Gaza rischia inoltre di degenerare in un più ampio conflitto che potrebbe rappresentare una minaccia imprevedibile.
Per troppo tempo il tema delle armi nucleari è stato discusso solamente a livello teorico. Tuttavia tale prospettiva molto ristretta non rende giustizia alla portata del problema ed ignora aspetti d’importanza centrale, ovvero le conseguenze umanitarie a livello globale nel caso in cui tali armi vengano effettivamente impiegate. Nessun Paese al mondo potrebbe proteggersi dall’impatto di una guerra nucleare, indipendentemente dal fatto che sia coinvolto o meno in un conflitto. La detonazione di un’arma nucleare non distrugge solo obiettivi militari, bensì anche infrastrutture ed edifici civili come ospedali e scuole.
I trattati esistenti sulle armi nucleari ruotano intorno al divieto specifico di alcuni tipi di armi nucleari, al divieto di possedere armi nucleari per alcuni Paesi o al divieto di singole attività legate alle armi nucleari come la sperimentazione. Le lacune legali sono innumerevoli e consentono tuttora l’esistenza di questo tipo di armi di distruzione di massa. Solo un divieto basato sul diritto internazionale, applicabile a livello globale, può arginare questa minaccia.
Ed è proprio questo che si prefigge il Trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari (Treaty for the prohibition of nuclear weapons TPNW) il quale costituisce una base giuridica chiara per il disarmo nucleare a livello globale. È l’unico trattato internazionale che proibisce lo sviluppo, la produzione, i test, l’acquisto, lo stoccaggio, il trasporto così come l’utilizzo e la minaccia di farne uso delle armi nucleari. Il trattato è stato adottato dalle Nazioni Unite nel 2017 ed è entrato in vigore il 22 gennaio 2022. Ad oggi è stato firmato da 93 Stati, la maggioranza proveniente dal Sud globale.
E la Svizzera? Dopo aver ripetutamente rinviato l’attuazione della Mozione Sommaruga, che chiedeva l’adesione e la ratifica del TPNW, nel marzo 2024 il Consiglio federale ha annunciato che la Confederazione non avrebbe aderito al Trattato. Per un Paese neutrale che vanta una lunga tradizione umanitaria e Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, è una vergogna! Una neutralità attiva significa schierarsi dalla parte del diritto internazionale, dei diritti umani e della democrazia, anziché aderire ad un blocco di potenze per interessi geopolitici (la NATO è dichiaratamente un’alleanza militare che si basa sul possesso di armi nucleari). La Svizzera si rifiuta dunque di pronunciarsi in maniera chiara contro le armi nucleari, accettando tacitamente la loro esistenza così come una situazione di costante pericolo per popolazione e pianeta.
Un’ampia alleanza di associazioni del mondo civile, tra cui il GSse e ICAN2 hanno pertanto lanciato ad inizio luglio l’iniziativa per la proibizione delle armi nucleari, che chiede semplicemente l’adesione della Svizzera al TPNW. Confederazione che potrebbe fungere da modello a livello globale regolamentando la propria piazza finanziaria, ponendo fine a investimenti milionari nelle armi nucleari. L’adesione al Trattato confermerebbe la neutralità della Confederazione, dato che esso pone tutti gli Stati su un piano di parità e non prevede alcun privilegio per i singoli. È definitivamente ora che il nostro Paese si assuma la propria responsabilità umanitaria!
1 ICAN acronimo di International Campaign to Abolish Nuclear Weapons ovvero Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari è un’associazione non governativa attiva a livello globale creata nel 2007 il cui scopo è promuovere l’adesione e piena attuazione del Trattato sulla proibizioni delle armi nucleari. ICAN si propone di riorientare il dibattito sul disarmo per concentrarsi sulla minaccia umanitaria rappresentata da queste armi, in particolare evidenziando la loro straordinaria capacità di distruzione di massa.
2 Associazione non governativa creata nel 1945 da J. Robert Oppenheimer, Albert Einstein e altre persone attive nel campo della fisica che avevano collaborato al Progetto Manhattan. L’associazione, il cui scopo principale è sensibilizzare un pubblico generalista sulle armi nucleari e sulle armi di distruzione di massa, pubblica un magazine bimestrale e ha inventato nel 1947 il concetto dell’Orologio dell’apocalisse (un orologio metaforico che misura ogni anno il pericolo attuale della fine del mondo). L’Orologio è diventato un indicatore universalmente riconosciuto nel segnalare le potenziali catastrofi globali causate dalla tecnologia.
* Noemi Buzzi, segretaria politica Gruppo per una Svizzera senza esercito GSse